Alla Madonnetta di Marostica

In uno dei paesi più belli d’Italia, un’osteria vera e a prezzi imbattibili

26.04.2016

Il bello di questa osteria che ha 110 anni inizia dal viaggio. Che inevitabilmente ti porta a circuire le mura castellate di Marostica (Vi), fra i borghi più belli d’Italia. Al suo interno c’è una piazza fascinosa, che può ricordare quella di Ascoli Piceno, dove viene ambientata la famosa partita di scacchi coi figuranti. L’Osteria della Madonnetta è in una viuzza adiancente (via Vajenti, 21 – tel. 042475859) e già da fuori fa presagire che quello sarà un luogo caldo.

E difatti entri e di fronte al banco mescita, che è sulla destra, ci sono i tavolini apparecchiati con la tovaglietta di carta su cui è stampata la storia di questa osteria. Il dehors è un vero bijoux: ampio, quadrato, con la gente che mangia, beve... e gioca a carte. Bisogna prenotare, perché qui i tavoli “girano” più volte in una serata. Il servizio è veloce, giovane, la carta dei vini ha buone referenze, ma il bello è la mescita al bicchiere che annovera una decina di buone etichette.

Via allora con le tre palline di baccalà mantecato (perfetto) a soli 5 euro. Molti non disdegnano il tagliere generoso di salumi e formaggi oppure il piatto freddo di oca marosticana con broccolo di Bassano in agrodolce che potrebbe essere il piatto De.Co. di Marostica (se ci fosse pure una ciliegia).
Fra gli antipasti c’è anche il piatto dell’Unità d’Italia, ovvero la ricotta fresca con pomodori freschi e capperi di Salina. Con le pere e le composte fatte da loro, servono infine il formaggio ubriaco. Fra i primi c’è un piatto antico come la zuppa di trippe (sempre a 5 euro), ma anche i bigoli in quattro versioni: con la sardea, al ragù, alla Madonnetta con pomodoro salsa piccante e capperi di Salina e quelli all’anatra e Prosecco. Fantastico il pasticcio con asparagi bianchi di Bassano e Asiago dop. Di secondo non perdetevi le polpette in rosso con la polenta, mentre il piatto più gettonato, a ragione, è il coniglio al mirto servito con la polenta. C’è anche il bacalà alla vicentina. E poi il fegato alla veneziana, le trippe alla parmigiana e il brasato al Breganze rosso. Buoni anche i contorni: verza ripassata in padella, fagioli all’uccelletto, purè di patate. Al dessert qui non manca la Putana, un dolce locale detto anche Macafame, con mandorle di Noto e melo decio di Belfiore, quindi la torta fregolotta, il crumble di mele, il salame al cioccolato, la tazza di tiramisù e la millefoglie. E che dire dell’offerta del Rhum di Capovilla per finire una serata bellissima?

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