Cari lettori, quest’anno sono tanti i motivi di soddisfazione che stanno accompagnando l’uscita della nostra guida IlGolosario Ristoranti. C’è un apprezzamento superiore a tutti gli altri anni dello strumento cartaceo, il cui formato nuovo è stato accolto benevolmente e c’è un’attenzione in crescita anche dell’App che viene aggiornata in continuazione.
Questo post riepiloga le soste più interessanti, che molto spesso rappresentano una conferma o un salto in avanti, rispetto a quanto già segnalato.
Pronti, via!
Come siamo stati bene! È un’“Osteria” di quelle che noi definiamo “con l’anima” il Camino di Ballabio, che vive del talento e della passione dei fratelli Pietro e Stefano Agostani, di mamma Giovanna, che è guida intelligente e solare, e del bellissimo team che lavora con loro. Il locale (più che “osteria”, secondo i nostri criteri, “trattoria di lusso”) è caldo e accogliente e ricorda gli chalet di montagna, con pietra e legno in tutta la sala, cura dei particolari (dagli sci d’una volta in esposizione ai lampadari in ferro battuto), il grande camino (da cui l’insegna) nel mezzo, il dehors per chi ama mangiare all’aperto nella bella stagione.
La cucina è il racconto a tutta gola del territorio, e porta in tavola i piatti dei monti (sia della Valsassina sia della vicina Valtellina) e del lago (il Lario, che è a pochi minuti) e della tradizione italiana.
Non finisce mai di stupirci Giuseppe Rizzo, per tutti Beppe, chef patron de L’Angolo di Vittuone. La sua, la pizza contemporanea numero uno della regione è una delle migliori d’Italia. La sua storia, la dimostrazione che il coraggio della distinzione porta a grandi risultati. Avrebbe potuto proseguire l’attività dei genitori, titolari del locale, che per decenni hanno gestito una pizzeria di quelle che facevano numeri. Ha scelto di puntare in alto. E frequentati i corsi all’Università della pizza, è cresciuto anno dopo anno, tanto che oggi è uno dei docenti più stimati della prestigiosa Accademia creata dal Molino Quaglia. Ma soprattutto è uno dei migliori interpreti in assoluto della pizza contemporanea, realizzate con le farine Petra® e farcite con ingredienti che sono il meglio del nostro Golosario.
Detto che oltre a pizze formidabili, all’Angolo viene proposta anche una cucina d’autore di valore.
Tra le soste migliori da noi effettuate, non solo nelle scorse settimane, ma dell’intero 2023, quella alla Corte del Carrobbio. Questo ristorante, da anni su IlGolosarioRistoranti GattiMassobrio, ci offre la sorpresa di trovarlo in crescita ogni volta che torniamo. Non ha fatto eccezione l’ultima visita nel regno della famiglia Faldini, con mamma Maria Grazia e la figlia Sofia che seguono la sala, e papà Franco e il figlio Filippo, che lavorano ai fornelli. Se i due genitori, con il loro bagaglio di professionalità e di esperienza, sono una certezza, la sorpresa viene dai due figli che, oltre a una rara (rispetto ai loro coetanei) capacità di sacrificio, dimostrano di aver talento e passione da vendere, con il risultato che qui, ora, il locale ha quella marcia in più, che si innesta quando due generazioni convivono felici, con il presente che scrive già il futuro. Il contrario della stanchezza che subentra quando non c’è nessuno che intenda proseguire l’attività. Ebbene, dell’entusiasmo che si respira qui, e della voglia di migliorarsi ancora, dice la nuova veste del locale. Ospitato in un edificio dei primi del ‘900, è stato ristrutturato in modo sapiente di recente, e ora vi accoglie con le due romantiche salette all’interno e la verandina all’esterno (di fianco all’affresco raffigurante la Madonna con il bambino, dei primi anni del secolo scorso) dove son distribuiti i pochi tavoli ben apparecchiati, con un ambiente elegante, pieno di charme, in cui il numero contenuto di coperti dice subito che qui la cura del cliente è somma. Soprattutto, di questa nuova stagione felice, sono documentazione il servizio cordiale e la cucina.
Abbiamo trovato una “sorpresa”, in questo locale, che nell’insegna evoca la sua storia, ricordando che gli esordi furono nel 1850. La novità è il recente passaggio a una nuova proprietà, cambiamento che, si sa, è sempre un’incognita, anche per una realtà come questa che di “rivoluzioni” ne ha viste, considerando che la casa di ringhiera dove vi aspetta (antica bocciofila con ristoro), ha avuto a che fare con Risorgimento, Grande Guerra, Fascismo, Seconda guerra mondiale, Liberazione e Boom economico del dopoguerra, con le migliaia di tute blu che qui transitavano per raggiungere Breda, Pirelli, Falk, Marelli, Ansaldo. La nostra verifica ci ha detto che i nuovi proprietari, seppur di origini pugliesi, sapientemente vogliono rispettare l’anima “lombarda e meneghina” che ha fatto amare questa osteria. E pur non essendoci più ai fornelli il cuoco che aveva lavorato negli ultimi anni, la cucina viaggia nel solco precedentemente tracciato. Pertanto, oggi come ieri, nella saletta con mattoni a vista o nella luminosa veranda, riscaldata.
Una buona notizia. Milano si gode il ritorno di uno dei suoi ristoranti più amati, Da Berti, locale storico che vanta con orgoglio il suo anno di apertura, 1866. Con il passaggio a una nuova proprietà, che ha effettuato una sapiente ristrutturazione e dopo i mesi di rodaggi, che son serviti per favorire l’affiatamento tra i componenti dello staff che oggi si divide i compiti di sala e cucina, quella che per i milanesi è sempre stata “La” “trattoria” del cuore, ora vi accoglie con le sue sale, storiche, riportate all’antico splendore, e arredate in modo curato, con i tavoli dalle mise en place impeccabili. Quindi il giardino, meraviglioso, che in estate è angolo di verde che non ha eguali nel capoluogo lombardo. La cantina, luogo magico dove riposano migliaia di bottiglie (oltre 800 le etichette), e che dopo i lavori che ne hanno svelato la sua bellezza, è uno spazio affascinante che merita la visita.
Ai gastrofighetti suggeriamo di passare oltre, perché qui non si parla di locali museali, atmosfere rarefatte, piatti tutti spume e fantasia. Ai golosi, invece, con nostalgia di quelle trattorie vere, baluardo della cucina tradizionale, dove si mangiava con gusto a prezzi abbordabili, la lettura è consigliata.
L’Antica Trattoria di Redecesio vi aspetta in un piccolo borgo alle porte di Milano, da dove la città vi sembrerà lontanissima. In una casetta delle fiabe, candida, una porticina, oltre alla quale, all’interno, davanti all’ingresso, il banco bar, poi le graziose salette con poesie di Alda Merini o la caratteristica perlinatura in legno scuro, i tavoli ben distanziati con le tovaglie a scacchi bianche e verdi. A occuparsi di voi, i Montalbetti, trio famigliare affiatato, con papà Giancarlo e sua figlia Chiara che dirigono la squadra che si occupa del servizio ed il figlio Francesco che opera con bravura ai fornelli.
Vurria è la creazione di Fabrizio Margarita, imprenditore con esperienza ventennale nella ristorazione a Londra, che volendo investire sull’Italia, nel 2019 lo ha fatto scegliendo la strada della distinzione. La sua intuizione è stata quella di aver pensato di introdurre nell’impasto un elemento innovativo, ovvero l’aloe, una vera e propria novità nel segmento delle pizze veraci napoletane. Un ingrediente che ha il pregio di conferire particolare leggerezza e digeribilità alla pizza, senza alterarne il gusto. I risultati, gli stanno dando ragione. Noi siamo stati nella sua pizzeria nel quartiere milanese Isola Garibaldi, a due passi da piazzale Lagosta. L’ambiente è spartano, con il forno davanti all’ingresso, i tavoli con le tovagliette di carta distribuiti nella saletta illuminata dalle grandi vetrine che danno sulla strada, l’angolo bar e alle pareti grandi frasi che sintetizzano la filosofia che ispira la proprietà.
Questa osteria felice e accogliente altro non è che il locale più informale del mitico ristorante da O Vittorio, che è radicato a Recco dal 1920. Oggi siamo già alla terza generazione, dove quella di mezzo è rappresentata dai fratelli gemelli Vittorio e Gianni Bisso, che sono anche al centro di foto con personaggi celebri, caricature, e addirittura libri e pubblicazioni. Del resto Recco è una ricchezza di occasioni e la ristorazione resta l’attrattiva forte essendoci a pochi passi anche Manuelina.
Ci troviamo a Dogliani in uno degli ultimi giorni dell'anno: la città è deserta, molte attività sono chiuse e nel dedalo di belle vie del centro storico ci imbattiamo nella Locanda del Sorriso che, una volta oltrepassata la porta, ci sorprende perché troviamo un luogo caldo e sorprendentemente pieno di gente. Ci chiediamo da dove arrivino visto che il paese è vuoto: la risposta è la magia di questi luoghi che sorprendono sempre e grazie alla loro qualità rendono vivi luoghi altrimenti spenti.
Ha due anime questo ristorante che s’affaccia sulla spiaggia di Alghero, nel viale lungomare (si chiama via Lido infatti). La prima, quella che spicca all’occhio è un lounge bar gettonatissimo dove ci siamo recati un mezzodì per assaggiare un Pokè o un’insalata, ma anche un piatto di spaghetti con le vongole. E il primo di gennaio, dato il gran numero di gente che voleva sedersi ai tavoli, la tentazione di mangiare fuori davanti al mare è stata assecondata. La sera prima siamo stati invece al ristorante vero e proprio, sosta radiosa dove Giuseppe Marongiu guida una squadra giovane e affiatata. Ottima la carta dei vini (da intenditori con un omaggio doveroso al meglio della Sardegna), eccoci alle prese con un menu di mare, ma con qualche piatto anche di terra, coccolati da un servizio svelto e attento, in un locale riposante, coi colori bianchi e l’aria di festa.