Quattrocento ettari dove si intrecciano le diverse terre che compongono il mosaico di una delle denominazioni più ampie e ricche. Un territorio che oggi si scopre a piedi e nel bicchiere.


"Vinchio è il mio nido, ci sono nato nel tempo del grano biondo. Quando ritorno qui sono felice, mi libero di tutto" scriveva Davide Lajolo, partigiano, scrittore e giornalista, il figlio più illustre di queste colline immerse nel cuore della Barbera d'Asti in un triangolo idealmente composto da Agliano Terme, Nizza Monferrato e, a nord, Rocchetta Tanaro.
vigne.jpgVinchio e Vaglio, esattamente di fronte, con l'aggiunta della frazione Noche (frazione ma con orgoglio di Comune), sono un'endiadi di poche case e qualche isolato borghetto dove un abitante su due fa di cognome Lajolo. Qui la vigna è qualcosa di casa, cresce ai margini del cortile, è semplicemente ovunque perché è radicata nel paesaggio, nella storia. La vigna di barbera, quasi monocoltura, con qualche filare sparso di freisa, grignolino, uve aromatiche che un tempo si aggiungevano alla barbera frizzante da bere nell'annata.
produzione copia.jpgIl nido di Lajolo ha ispirato il "sentiero dei nidi" quelli che in piemontese si chiamano più semplicemente casot, un misto tra il ricovero attrezzi e il ricovero uomini quando c'era da sorvegliare la vigna di notte, che oggi sono diventati tappe di un itinerario da percorrere a piedi tra le vigne storiche.
nido.jpgUn itinerario panoramico, costellato da questi punti picnic (anzi, merenda sinoira) che parte e arriva alla Cantina Vinchio Vaglio, collocata sulla provinciale, che all'accoglienza degli enoturisti ha voluto dedicare una nuova ala attrezzata dove ritirare i cestini con i prodotti (e un'immancabile bottiglia) prima della camminata.
l'ingresso area visitatori copia.jpgAnche la cantina - a modo suo - è un nido, un punto di aggregazione per i tanti che non hanno voluto lasciare l'ettaro, ettaro e mezzo di media di proprietà. O magari anche meno, due "moggia" o poco più per usare un metro piemontese tra i più usati.
barricaia copia.jpgLa Cantina di Vinchio Vaglio, forte di circa 200 soci conferitori e quasi 400 ettari di vigne, ha fatto di questa storia la sua forza, anticipando i tempi per puntare su una Barbera di qualità in un momento in cui si facevano quasi solo numeri.
Così nel 1986, quando la filosofia comune era di estirpare i vigneti vecchi sostituendoli con impianti nuovi, con cloni diversi nella speranza di una maggior produttività, Vinchio Vaglio - seguendo la filosofia dell’enologo Giuliano Noè - decise di individuare i migliori vigneti con età superiore ai 50 anni per iniziare a produrre un vino che fin da allora si è chiamato “Vigne Vecchie”.
vigne vecchie copia.jpgUn successo confermato nel tempo che, nel 2009 in occasione dei 50 anni di vita della cantina, si è sdoppiato con un secondo vino dal nome “Vigne Vecchie 50°” che proviene dagli stessi vigneti. Quegli stessi vigneti, alcuni ancora presenti, oggi hanno più di 80 anni e fanno parte di progetti prestigiosi come l'inglese “The Old Vine Conference” che coinvolge prestigiose cantine in tutto il mondo con vigneti molto vecchi ancora in produzione.
presidente Lorenzo Giordano e enoogo MAtteo Laiolo  copia.jpgLa cantina Vinchio Vaglio però – forte di un team di lavoro che concilia l’esperienza del presidente Lorenzo Giordano e l’intraprendenza del giovane enologo Matteo Laiolo (nella foto sopra) - ha saputo andare ancora oltre con un lavoro di “zonazione" che li ha portati a individuare i cru di riferimento nell'ambito della Barbera d'Asti - prima - con la selezione delle singole vigne e quindi del Nizza. Il tutto senza però perdere l'anima popolare, con la capacità di offrire qualità in un ottimo rapporto con il prezzo.
tre bottiglie.jpgProprio ciò che ha fatto la fortuna di alcune etichette diventate ormai un vero e proprio caposaldo dell'offerta come la Barbera d'Asti Superiore "I Tre Vescovi". L'ultima degustazione in loco ha avuto come perno - e come potrebbe essere altrimenti - la Barbera nelle sue diverse espressioni. La Barbera d’Asti "Sorì dei Mori" 2022 affina in acciaio e cemento, dopo una vinificazione con frequenti rimontaggi per agevolare l'estrazione del frutto. E infatti questa è una Barbera che punta sulla freschezza già al naso con la ciliegia e la violetta. In bocca l'acidità è viva e ben integrata in un sorso che spicca anche per la bella sapidità. La Barbera d'Asti superiore "I Tre Vescovi" 2021 è forse l'etichetta più diffusa di questa cantina, con un nome che celebra l'incrocio, su queste colline, di tre diocesi (Asti, Acqui e Alessandria). Una Barbera della tradizione, affinata in botte grande, che nasce dalle uve di vigne diverse e, di conseguenza, da terreni differenti, riuscendo perciò a trovare il giusto equilibrio tra espressività e profondità. Il naso ha la nota floreale del campione precedente e in più la mandorla caratteristica del vitigno. In bocca è un vino pieno, robusto, dalle spalle larghe e l'acidità vibrante. La Barbera che si potrebbe scegliere per spiegare a uno straniero cos'è una Barbera.
tre vescovi.jpgLa Barbera d'Asti "Vigne Vecchie 50" 2021 ha fatto il suo debutto per il cinquantenario della cantina. Nasce dalle uve provenienti da sei vigneti nei comuni di Vinchio Vaglio e la frazione Noche. Si presenta di bel colore rubino compatto che dimostra una forza che ritroviamo anche al naso dove a emergere - complice una vinificazione che predilige acciaio e cemento - è proprio il profumo di mora matura con la mandorla che invece arriva nel sorso accompagnata da un gioco di note erbacee interessante. È una Barbera a tratti ruvida, dalla spada acida che colpisce. Una Barbera della tradizione, di casa, con le sue piacevoli asperità e quella freschezza fruttata che marca il sorso.
50 vigne vecchie.jpgIl Nizza “Laudana" 2020, che prende il nome dal Bricco Laudana dove sono concentrati i vigneti da cui si ottiene, è un bellissimo esemplare di questa denominazione apicale, che lascia i muscoli a tutti i costi per orientarsi sull'eleganza di un naso dove la nota fruttata della Barbera resta come uno sfondo in cui emergono via via erbe aromatiche e foglia di tabacco. In bocca ha equilibrio, il sorso è vellutato con una freschezza vibrante che permane a lungo.
laudana.jpgLa Barbera d'Asti superiore "Vigne Vecchie" è stata per anni il Top di gamma della cantina (prima dell'arrivo dei Nizza), il vino ammiraglio. Quello assaggiato nell'annata 2019 è un vino dal naso più importante, ampio, dove la frutta diventa sciroppata e le note boisé hanno bisogno di tempo per lasciare spazio a profumi terziari più evoluti. In bocca ha corpo e un'acidità che risulta meno integrata che negli altri campioni lasciando spazio invece al corpo e a un accenno di tannino.
barbera asti vigne vecchie.jpgChiudiamo con una Barbera - anzi un Nizza - clamoroso. La Riserva “Insynthesis" viene concepita come sintesi per l'appunto di sei vigne selezionate proprio per la qualità delle uve che, negli anni, si sono ridotte alle attuali tre. Sintesi per l'appunto di questa realtà consortile che abbraccia più anime del Barbera. L'annata 2019, assaggiata in anteprima, ha tutti i quarti di nobiltà di un grande vino. Si apre poco a poco, con una frutta rossa che resta sullo sfondo, quindi la frutta secca e una parte balsamica, di rabarbaro e liquirizia. Una Barbera grande, grandissima, che rappresenta l'apice di un percorso e di una piramide però non perfettamente verticale.
insynthesis.jpgLa Barbera internazionale convive con quella più antica, familiare. Il frutto con i terziari. Il corpo con l'acidità che vibra. Un pugno di colline dove oggi arrivano gli investitori internazionali a comprare le cascine più isolate. Due anime di una piramide che si può sempre rovesciare, sicuri di non perderci mai.
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Regione San Pancrazio, 1
Vinchio (AT)
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