Il ricordo di un'icona del vino calabrese

La Calabria del vino piange il suo “re”. Noi piangiamo un vignaiolo angelico, ma soprattutto un amico. Nicodemo Librandi è mancato. Ovunque nel mondo tu dica “vino calabrese d'eccellenza”, il pensiero va a lui, e ai suoi cari, i Librandi. Se c'è una famiglia italiana che è sinonimo e simbolo della terra di cui è figlia, questa è la famiglia Librandi, orgogliosa voce della sua Calabria, che da decenni racconta con vini di immenso fascino. Gaja e Braida in Piemonte, Bellavista e Cà del Bosco con i Moretti e Maurizio Zanella, e ancora Antinori e Frescobaldi in Toscana, piuttosto che Felluga&Felluga (Livio e Marco), in Friuli Venezia Giulia.
Queste, alcune delle famiglie che in ogni parte del pianeta sono icone qualitativa delle loro regioni.

Ma se da nord a sud per ogni territorio i nomi che vengono in mente son più di uno, quando si parla di Calabria l’icona è una sola, i Librandi. Il motivo, l’unicità della loro avventura. Nel 1953 gli esordi con l’imbottigliamento di Gaglioppo e Greco Bianco. Nel 1955 l’acquisto dell'azienda Duca Sanfelice in località Ponta. Vent’anni dopo, il grande passo, con l’inaugurazione del nuovo stabilimento produttivo in Contrada San Gennaro, dove ancora oggi ha sede la cantina. Gli anni Ottanta, con l’uscita di vini come il Duca Sanfelice Cirò Rosso Riserva, Critone, Terre Lontane e Gravello, accendono i riflettori su questa cantina.
lanati.jpgDonati Lanati L’affermazione, una decina d’anni dopo, con la scelta di puntare senza esitazione e ancora con più forza sui vitigni autoctoni e l’arrivo alla guida della parte enologica del grande Donato Lanati. Per il sommo enologo, «il professor Nicodemo Librandi è la Calabria del vino! Penso che la nostra vita sia determinata dagli “incontri” e uno dei più importanti per la mia è stato sicuramente quello con Nicodemo tanto, che l’ho soprannominato “l’attimo eterno” per diverse ragioni. Perché dopo un attimo che l’hai incontrato ti sembra di conoscerlo da sempre. E perché con lui anche le cose più importanti succedevano in un attimo. E ancora, perché il vino autoctono della Calabria con lui è arrivato in tutto il mondo. Un “attimo dal gusto eterno” quello che lui è e sarà per noi, che abbiamo avuto il privilegio di conoscerlo».

Dal loro rapporto di amicizia e professionale, con il contributo del prof. Attilio Scienza, è scaturito il lancio del vitigno Magliocco che poi diventerà il Megonio, scoprendo una curiosa parentela di questo vitigno con il Cabernet Sauvignon. Come non ricordare che quel giorno Nicodemo ci volle a Cirò per vivere un momento storico per la sua azienda e per tutta la Calabria. La sua eredità, 232 ettari vitati e 80 a uliveto, affidati ai  figli Paolo e Raffaele, con cui ha condiviso la voglia di far conoscere a tutto il mondo la sua terra. Il suo orgoglio, Rosaneti, la tenuta più grande situata tra i comuni di Rocca di Neto e Casabona, caratterizzata da una grande varietà di micro zone ben definite in termini sia di suolo sia di microclima.
librandi_figli.jpgNicodemo Librandi con la sua famiglia
Qui uno dei suoi fiori all’occhiello, il “giardino varietale”, la straordinaria collezione di vitigni autoctoni che accoglie circa 200 varietà recuperate su tutto il territorio regionale e disposte in un vigneto dalla caratteristica forma a spirale. E il museo del vino e dell’attività contadina, una collezione di reperti, attrezzi e oggetti in parte conservati negli anni nei magazzini della famiglia, in parte appartenuti ad altre famiglie locali. Di quanto ci voleva bene e ci onorava con la sua amicizia, ci disse un piccolo – grande equivoco, di cui fummo protagonisti insieme, e per cui ci ha perdonato. Eravamo a Golosaria. E Nicodemo era tra i premiati. Arrivato in auto a Milano (lui andava ovunque con la sua “quattro ruote”) ci incontra dopo aver parcheggiato, e per un malinteso qualcuno gli dice che la premiazione è già avvenuta. Ci salutiamo, all’ingresso, ma per uno scherzo del destino, il dialogo con noi, si sviluppa in un modo che sembra confermare il suo ritardo. Visita la manifestazione e riparte. Scopriremo che è in viaggio sulla strada del ritorno, quando sul palco lo chiamiamo, e avendolo visto qualche ora prima, lo facciamo cercare. Essendo amici ci preoccupiamo sia successo qualcosa, ma quando gli telefoniamo scopriamo il malinteso. Da allora, ogni volta che ci siamo visti, ci ha sempre scherzato su, dicendo quale amico avrebbe fatto 2000 chilometri, per salutarvi?

Si festeggiano i 35 anni del Gravello. A lui brindiamo ricordando l’emozionante verticale realizzata nel 2018, in occasione dei 30 anni, in cui in degustazione tra i millesimi di questo sommo rosso calabrese c’era la prima annata di produzione, il 1988. Ti salutiamo con quel “primogenito  che disse al mondo che tu Nicodemo sei stato l’orgoglio di Calabria, e un orgoglio d’Italia.

I funerali di Nicodemo Librandi si terranno oggi (1 settembre) alle ore 17 alla Chiesa di Sant’Antonio a Cirò Marina.

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