Questa settimana su Avvenire Paolo Massobrio prende spunto dalla vittoria dell’Italia agli europei per una riflessione su come l’11 luglio dovrebbe diventare non festa nazionale ma festa dell’Europa, in quanto giorno dedicato a san Benedetto, che ricostruì dalle macerie una civiltà.
In questo senso, la ricostruzione ha un’analogia con il nostro tempo, poiché da un lato ci sono realtà come quella di Alzano Brianza, che non riesce a rimettersi in sesto perché il Comune non ha fondi per intervenire, mentre a Campiglia Cervo, nel Biellese, lo spirito imprenditoriale di Barbara Varese ha ridato impulso (e vita) al borgo di Oretto, un luogo dedicato alla bellezza dove ha passato lo scorso fine settimana, felice di tornare ad Oropa nell’anno dedicato alla consacrazione della Madonna, che avviene ogni 100 anni. E così anche la storia della famiglia Negro, che a Monteu Roero ha ristrutturato il “Casot” in cima alle colline di vigne di arneis con la benedizione di don Dino, fratello del patron Giovanni e arciprete del Duomo di Alba.
Fede e lavoro vanno a braccetto nel tempo di una nuova ricostruzione, dove la novità si chiama “Colleganza”, alleanza fra colleghi, ma anche fra generazioni se è vero che i più giovani sanno farci vedere ciò che spesso noi adulti non vediamo più. Barbara ha investito sulla vecchia casa dei nonni in quel paese dimenticato della valle Cervo perché ha scoperto che i suoi figli amavano ritirarsi là. E lì ha creato un relais, La Bùrsch, con 5 suite, spazi all’aperto e un ristorante condotto da un team di giovani sotto i 30 anni. In quella stessa valle un altro ragazzo di 36 anni si è messo ad allevare le api e ha deciso di ristrutturare il maniero di famiglia, poi si è presentato a Barbara con l'intento di far rinascere quel territorio e far conoscere in un microcosmo tutta l’eccellenza locale.
Se tutto questo viene messo dentro a un progetto di Colleganza - spiega Massobrio - gli statuti di chi crea un’azienda da ora in poi dovrebbero indicare il “beneficio comune”, dove tutto si potenzia. Il suo appello è rivolto dunque alla politica che, se sposa seriamente la sussidiarietà, dovrebbe solamente facilitare questa ricostruzione civile, che non nasce da una programmazione ma solamente da un’indomita passione, italiana.
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