Il miglior ristorante di Torino per il Gatti&Massobrio è questo raccolto locale non lontano dal Lingotto, in corso Rosselli (parcheggi buoni, non si deve impazzire). Si chiama Kido-ism (corso Rosselli, 54/a – tel. 0115096561) e lo abbiamo provato tre volte e in tre ispettori diversi, tutti concordi nel vergare la corona radiosa.

Il cuoco, Takashi Kido, è un giovane di origini giapponesi, che ha un connazionale in cucina come suo secondo chef e la moglie in sala, bravissima sui vini e artefice di una selezione davvero non banale. Quello che colpisce di questo ristorante è il gusto per l’accoglienza, ma soprattutto la meticolosità, l’attenzione ai particolari, la ricerca di un gusto pieno nei piatti, sia di carne sia di pesce. “Qui facciamo tutto noi – dice lo chef alla fine della cena – la nostra concezione di cucina è totale: dal pane ai dolci, tutto deve essere prodotto in cucina”.

E il pane è fragrante, così come le sfoglie a bastoncino accompagnate da un servizio di piccole fiale dove ci sono quattro tipi di olio, di cui tre aromatizzati. L’entrée con chips di platano con pepe Giamaica e di patata dolce con sesamo nero serviti con un Prosecco e terrina di crema di edamame dà subito un tocco di gusto e innovazione. Si può scegliere il menu degustazione d’Acqua con 6 portate a 55 euro oppure, se tutto il tavolo concorda, il menu Kido-ism con 9 portate “carta bianca” a 78 euro. Il coperto è a 3,50 euro. C’è poi il menu d'Assaggio con 4 portate a 38 euro e il menu di Terra con 6 portate a 50 euro (minimo per due).

Detto questo, le nostre scelte alla carta sono state varie: tartare di tonno con crema di sesamo bianco ed erba cipollina; oppure cozze croccanti con maionese piccante e schiuma di birra. Meravigliosi, fra i primi, gli agnolotti del plin (fantastico il ripieno di guanciale di maiale e radice di loto) conditi con salsa teriyaki e spuma karashi. Buoni anche gli gnocchetti di taro con brodo denso di ragù di galletto, o i fagottini ripieni di baccalà con alghe hijiki e salsa pil pil al pomodoro. Il piatto imperdibile è poi l’Arroz negro (riso con seppie, peperoni del piquillo e spuma di ali-oli) . Notevole (forse la miglior interpretazione di questo pesce assaggiata quest’anno) è stato il branzino con gelée di punzu, zucchini trombetta e prosciutto San Daniele. Ma c’era anche un eccezionale polpo della Galizia a Kyoto, quindi il Carbonaro nero marinato al pompelmo rosa con pak-choi e due piatti di carne curati in tutti i loro particolari: filetto di fassone con sale di yuzu e julienne di verdure e secreto di maiale iberico al wok con salsa agrodolce e crema di sedanorapa. Buonissimi.

Coi dolci, avrete la sensazione di aver trovato qualcosa di innovativo, divertente, ancora una volta ricco di quel gusto che abbraccia le cucine del mondo con la cultura orientale del saper fare. Ecco allora una magnifica sacher torte con cioccolato fondente, arancia e gelato al latte di soia oppure il semifreddo allo zenzero con confit di fragole, basilico e chips di riso.

Una gran bella sosta. Coi piedi per terra anche nei prezzi, per una cucina geniale, puntuale, fuori dai canoni piemontesi, che può insegnare molto.

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