Fin dalla fine del XIX secolo, a Tornareccio era presente un primo nucleo di famiglie di apicultori, anche se è nel secondo Dopoguerra che questa attività diventa il mestiere principale per tante persone di quella comunità. Inizialmente l’unico miele prodotto era quello millefiori o di sulla, derivante dalle fioriture locali. Tuttavia, nel corso degli anni Sessanta, la domanda del mercato cominciò a superare la capacità di offerta, e l’esigenza di nuove fioriture portò alla pratica del nomadismo degli alveari, con la ricerca di nuovi territori che si estese fino alla Puglia. Oggi a Tornareccio esistono apicultori che producono fino a 15 varietà di mieli monoflora. Si tratta di una grande competenza e patrimonio condivisi dalla comunità: l’allevamento delle api, la scelta dei migliori fiori, la smielatura immediata e il rifiuto della pastorizzazione. Grazie a queste buone pratiche Tornareccio è diventata una capitale del miele di alta qualità, come testimonia la rassegna Regina del Miele che si tiene ogni anno a settembre.
Dal primo sciame d’api raccolto in un sacco di iuta nel 1930 da Argito Di Vincenzo, ha avuto inizio l’apicoltura biologica della famiglia Tieri, che, grazie alla pratica del nomadismo, ottiene, dai suoi 1200 alveari, un ampio assortimento di mieli che vanno da quello di agrumi a quello di lupinella; dal miele di eucalipto a quello di acacia; dal miele di montagna al miele di bosco, passando per la melata di quercia, sulla, santoreggia, clementine e coriandolo. La creatività di Giovanna e Liliana ha portato alla nascita della linea Li ’Ngurdunizie, termine dialettale che vuol dire 'leccornie', in cui il miele viene valorizzato insieme ad altre tipicità, come il peperoncino o i celebri pistacchi di Bronte.
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