Hanno compiuto un anno, ma sono agguerriti e soprattutto amici. Sono i protagonisti dell'Associazione Valore Valnure che ha festeggiato il primo anno di vita a Grazzano Visconti, con un convegno riflessivo, una degustazione e una festa. Mi hanno chiesto di accompagnarli nella loro riflessione e per farlo mi sono preso del tempo.

Al mezzodì sono andato a visitare lo splendido museo del vino della Tenuta La Tosa di Vigolzone dei fratelli Pizzamiglio, un museo vivo, divertente, interattivo, che racconta la civiltà del vino, e custodisce anche 500 libri in una biblioteca di campagna dove fermarsi a studiare e a conoscere. A tavola, insieme con me anche Giulia e Cinzia, due ragazze rispettivamente dell'azienda Uccellaia e I Perinelli che credono in questa avventura, grati a Stefano Pizzamiglio che ha scelto di impastarsi con loro e con 16 produttori e cantine fra cui un caseificio (Cascina Orsa Maggiore), un salumificio (Azienda Agricola Morini) e 4 ristoranti (Cà dell’Orso, Osteria Vineria Il Borgo, Riva, Trattoria Bellaria di Trecordi).

Cosa mi ha colpito di questa giornata? Mi ha colpito l'inizio di una nuova storia, con gente che si mette insieme per fare luce su alcuni valori del loro territorio. Uno è l'unicità dei vini, che nascono da un terreno davvero unico, tant'è che il Sauvignon qui ha espressioni alte, come in Friuli, ma la vera perla è la Malvasia, di cui ho assaggiato un campione del 1993 che era una spremuta di cedro, un limoncello per l'intensità della nota citrina al naso. Ma anche il Gutturnio qui ha espressioni diverse e la proposta della forma ferma rende giustizia a questo terroir. È proprio da scoprire la Valnure, mi dico dopo aver assaggiato tutti i campioni della cantine, con la scoperta di alcune novità. Sei dei produttori presenti erano già noti al Golosario, altri si aggiungeranno. Tre di queste cantine hanno ricevuto il riconoscimento Top Hundred (La Tosa, Il Baraccone, Conti Otto Barattieri). Avevamo già segnato l'unicità dei vino di Vigolzone, di Ponte dell'Olio e dei Comuni intorno, ora merita conoscere anche il resto, a cominciare dai mitici tortelli. E se un tempo la fortuna di un territorio la facevano i produttori leader, oggi il valore comunicativo è affare di generazioni che si incontrano, che non si considerano concorrenti, ma pezzi di un disegno che vuol fare emergere il valore comune. Lunga vita cari amici e amiche, lunga vita alla vostra storia, che spero di raccontare ancora.

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