La notizia

Cosa significa avere pomodori e non “pomodoracci” e quanto conta la scelta del consumatore? Su Avvenire di oggi, il direttore Marco Tarquinio risponde a due lettori che pongono l’accento l'uno sullo sfruttamento delle lavoratrici rumene in Sicilia e l’altro sulle distorsioni della politica agricola comunitaria. “Penso che la politica agricola comunitaria - scrive Tarquinio - sia migliore delle vecchie guerre commerciali. Penso che non bisogna invidiare l’organizzazione degli altri, ma superarla. E infine penso che la responsabilità più grande per far arrivare sulle nostre tavole pomodori come si deve e per far finire pratiche mortificanti per la dignità dei braccianti agricoli pesi in parti uguali spalle dei datori di lavoro e dei cittadini consumatori”. Così spiega la possibilità, teorizzata dall’economista Becchetti, di esercitare quotidianamente il “voto” con il portafoglio premiando con l’acquisto le aziende che operano bene sul piano della qualità del prodotto e dei diritti dei lavoratori. “Ciò che conta - conclude - per qualificare i pomodori (come ogni altro frutto della terra e del lavoro dell’uomo) non è solo “dove” nascono, ma “come”. Accade lo stesso con le persone: vale come si è realmente, non da dove si è partiti”.