Assedio della ristorazione e social eating
“La ristorazione italiana è sotto assedio. (….) e ci sono ancora troppe zone d’ombra che portano un’attività commerciale ad essere considerata come l’invasione di una quiete, anziché l’occasione di una nuova economia”. Lo scrive Paolo Massobrio, che su Avvenire di oggi traccia una panoramica dello stato critico in cui versa il settore della ristorazione. “Le minacce sono di vario genere - scrive - e se poi aggiungiamo l’invidia di una concorrenza che si fa sempre più spietata i bastoni tra le ruote sono più di uno. (…) Un mestiere che arriva a foraggiare anche esperti di comunicazione che promettono successo sui social media”. Una reazione che, secondo Massobrio, è “Frutto dell’aspettativa esagerata generata nel mondo del food”. “Ma in verità - conclude - ci sono cose che non si possono acquistare, perché la reputazione è un mix di assunzione di responsabilità, ma anche di garanzia di libertà di impresa. Ed è questa, a volte, che fa acqua”. (Avvenire) @ E in tema di ristorazione interviene anche Aldo Grasso, che sul Corriere della Sera discute di “A cena da me”, il nuovo programma lanciato su La 7 e basato su un format già diffuso in 30 Paesi, che mette a confronto 5 cuochi amatoriali che gareggiano per preparare la cena migliore. “Più che nella cucina - scrive Grasso - la curiosità del programma sta nel vedere l’incontro di diversi caratteri e tipi umani, di cui si scoprono le personalità e le abitudini anche dall’arredo delle suppellettili domestiche. (…) A Cena da Me si ispira al fenomeno del Social Eating, che prevede di ospitare a casa propria dei commensali sconosciuti aggregati via social network. Una sorta di Uber della cucina".