Le anagrafiche
Nessuna location trovata
La dieta del futuro potrebbe essere vegana? Già attuata da sportivi e star del jet set, il fenomeno vegan non è più di nicchia dacché solo in Italia conta un milione e mezzo di persone che hanno adottato questo stile di vita. A chiarire alcuni aspetti di questa dieta è Giorgio Calabrese: “si limita l’assunzione di zuccheri e grassi ma - aggiunge - il problema è la mancanza di proteina animale che contiene tutti gli amminoacidi fondamentali”. Pesa la scelta etica, ma forse è meglio una dieta vegetariana. (La Stampa) E sempre di tavola si parla su Sette con la presentazione del libro di Sandra Moñino “Addio Infiammazione”. Il libro affronta la tematica dell’alimentazione infiammatoria, dove eccessi di zuccheri, alcool o cibi processati andrebbero sostituiti con un regime sano ma non restrittivo. Il piatto perfetto? Un quarto di carboidrati complessi, uno di proteine e due di verdure. E 20mila europei partecipano al progetto Increase, finanziato dall’Ue: volto a proteggere le risorse genetiche dei legumi tradizionali, i partecipanti ricevono i semi da piantare e inviano le immagini e video agli studiosi. (Il Venerdì) In tema di progetti, nelle Valli di Lanzo nasce “Lana di Montagna”, che vede coinvolti gli allevatori di pecore di razza Biellese per il recupero della lana da trasformare in filati grezzi e ricreare una filiera. (Corriere della sera). Intanto l’Italia diventa il primo importatore di olio d’oliva tunisino, dopo che l’UE ha abolito i dazi. Secondo Coldiretti il rischio di speculazione a danno degli italiani è alto, come il pericolo di frode che si aggiunge al ribasso delle quotazioni dell’oro verde made in Italy. (Libero) Torna in voga il bollito , da non confondere con il lesso: servito su un carrello, è una vera e propria cerimonia tradizionale. Tipico delle tavole del nord Italia, predilige tagli di carni di manzo o vitello, ma Daniel Canzian lancia la sfida e osa la proposta di un bollito di pesce o di verdure. (IlGusto) Ed era appassionato di cibo anche Alfred Hitchcock, ma di un prodotto soprattutto: il tartufo bianco. Lo scoprì negli anni 60 ad Alba, grazie a Giacomo Morra che gliene donò uno di straordinarie dimensioni (La Stampa) Oggi su La Stampa, Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, interviene nel dibattito sui vini dealcolati, definendoli un'opportunità, a patto che ci sia trasparenza in etichetta per distinguerli dai vini tradizionali. Entra in vigna l’AI per la cernita viticola a Rauscedo, in provincia di Pordenone, dove si estende il vivaio più grande di Europa di barbatelle: il progetto finanziato dalla regione Friuli Venezia Giulia investe 400 milioni di euro per la selezione attraverso algoritmi che riconoscono le specificità. (Il Venerdì) Un piano di sviluppo consistente per Eataly che ora arriva con nuovi store a Caselle e negli aeroporti americani e francesi. Un successo per l’ad Andrea Cipolloni, che festeggia i 18 anni dal primo store di Torino, senza timore dei nuovi possibili dazi di Trump. (Corriere della Sera) Si espande anche il gruppo Gerla 1927 con l’acquisizione dello storico bar Dezzuto a Torino che andrà a consolidare il ruolo nel settore dell’alta caffetteria. Presto nuove aperture anche in Qatar. (Corriere della Sera)
I grandi rossi piemontesi in una veste inedita: è l’azzardo, che vuole il Barolo con la panna cotta. Ma il premio per la creatività va a Raffaella Bologna che consiglia la Barbera d’Asti Montebruna con la tarte tatin di mele caramellate e crema inglese, mentre il suo mitico Bricco dell’Uccellone con un fondente di cioccolato e lamponi freschi. (IlGusto)
È l’Esuberate, l’olio evo ottenuto da olive Coratina e Nociara, dell’azienda Oliosofia di Ruvo di Puglia, gestita da Domenica e Massimiliano. Da provare anche il Pensante, da sole olive Coratina.
Mentre siamo in giro per i paesi del Monferrato in vista di Golosaria fra i castelli, eccoci a scoprire un eccellente Grignolino del Monferrato Casalese 2020 che l’azienda agricola Cà Boschetto fa uscire appositamente dopo qualche anno di bottiglia. E così per la Barbera del Monferrato e per un raffinato Chardonnay che vi racconteremo presto. Siamo a Vignale Monferrato e il vino porta il nome di di “Viganalino”. Ha colore trasparente con riflessi aranciati. Naso fruttato e speziato elegante, che al primo impatto offre una complessità aromatica che va dal talco, al floreale al ribes.. In bocca l’ingresso è morbido, poi l'acidità spiccata bisticcia con la tannicità in maniera elegante, lasciando un sottofondo di liquirizia. Se non è un Grignolino autentico questo...