La notizia

Acetamiprid, chlorfenapyr, carbendazim, pyridaben. Sono solo alcuni dei nomi riportati nel dossier firmato dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sui residui dei fitosanitari in Europa, che ieri è stata ripresa da Coldiretti per stilare una lista nera dei cibi contaminati in arrivo dall’estero. A guidare la classifica sono i broccoli cinesi, risultati fuori norma ai controlli in 92 casi su 100, seguiti da prezzemolo vietnamita, basilico indiano, melograni, fragole e arance egiziane, peperoncino thailandese, meloni dominicani e piselli kenioti. Una situazione che ha spinto il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo a lanciare un allarme: “Non c’è più tempo da perdere - ha detto - occorre rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero e liberare le imprese italiane dalla concorrenza sleale”. E mentre anche il Codacons prende posizione segnalando i rischi per la salute e chiedendo alle autorità italiane di effettuare controlli a tappeto su tutto il territorio nazionale, da parte dell’Efsa arriva qualche rassicurazione: “Il 97,4% dei campioni analizzati in un anno dalla UE - ha comunicato lo specialista dell' Efsa Hermin Reich - è risultato in linea con i limiti di legge. Questo significa che il rischio che i cittadini d’Europa siano esposti a residui chimici realmente pericolosi è basso”. Una buona notizia, confermata dal fatto che l’Italia è al vertice della sicurezza alimentare mondiale, con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), una quota inferiore di quasi 4 volte alla media europea. “Quando si tratta di salvaguardare la salute del consumatore non possono esserci sconti o concessioni - ha commentato il medico nutrizionista Giorgio Calabrese - Sono un sostenitore della filiera corta e sono convinto che si debbano sostenere i prodotti del nostro Paese. Ma siamo ance figli dell’Europa, per cui - purché siano sicuri e controllati - sono d’accordo anche sui prodotti bulgari o romeni”, mentre il chimico Antonio Logrieco ha aggiunto: “La conoscenza, la ricerca e le tecnologie sono l’antidoto più forte alle contaminazioni alimentari e il miglior contributi alla sicurezza dei cibi. Ma è fondamentale prestare attenzione alla filiera dei cibi stranieri”. (La Stampa e Libero) @ Ma sul tema intervengono anche altri addetti ai lavori; per Edoardo Raspelli: “Noi italiani ci vantiamo di aver esportato nel mondo la musica, l’arte, la pizza; ben vengano le contaminazioni. Ma dobbiamo pretendere di sapere da dove vengono, e che rispettino le regole di salubrità imposte dal nostro Governo”, mentre il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo avverte: “L’ortofrutta fresca rientra nel regime dell’etichettatura di origine, ma quando un’arancia o un pomodoro si trasformano in succo, non esisite più l’obbligo di indicare la provenienza. Così, una mozzarella su due viene fatta con cagliate estere e tre confezioni di latte UHT su 4 non provengono da mucche italiane”. (QN) @ Dai dati sulle sostanze presenti nei cibi ai numeri (mostre) relativi allo spreco di cibo: ogni anno in Italia vengono buttate al vento 5milioni e mezzo di tonnellate di cibo, per un valore complessivo di 12miliardi. “Più o meno la metà del cibo scartato potrebbe essere salvato - spiega il direttore dell’Istituto per le piante e per l’ambiente (Ipla) del Piemonte Luca Rossi - Vengono scartati per rispettare obblighi di legge o perché sono giudicati inadatti per la vendita. Ma si possono ancora mangiare”. Intanto il ministro Maurizio Martina assicura: “In Italia recuperiamo ogni anno 550mila tonnellate di cibo che viene distribuito a milioni di persone in difficoltà”. Ma non basta, perché gli scarti derivanti dal consumo domestico pesano ancora per il 47%. “E in questo non serve una legge, ma l’educazione alimentare”. (La Stampa)

Campanilismo del cibo e il furto milionario di nocciole

Da TuttoFood annunciato a Milano a Cibus che si svolgerà a Parma; gli eventi legati all’enogastronomia sono sempre di più, e sempre più grandi. Ma se è vero che l’Expo avrebbe dovuto insegnare a fare sistema, è altrettanto vero che sta accadendo il contrario, con due manifestazioni distinte che si fanno concorrenza tra loro, a distanza di soli 100 km l’una dall’altra. Sul Corriere della Sera ne parla Dario Di Vico, che si chiede: “Ma l’Italia può davvero permettersi di disperdere le forze in manifestazioni intermedie o potrebbe coltivare l’ambizione di organizzarne una sola, ma molto più grande? Una domanda cui rispondono compatti sia il presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia, sia il ministro Maurizio Martina, per cui “Le manifestazioni italiane se vogliono avere un ruolo internazionale devono collaborare”. Di diverso avviso è invece il patron di Eataly Oscar Farinetti: “Visto che noi italiani puntiamo rigorosamente sulla qualità, ogni fiera accanto ai traguardi commerciali dovrebbe darsi un obiettivo sociopolitico e privilegiando il versante qualitativo-identitario”. (Corriere della Sera) @ 200 tonnellate di nocciole pregiate, per un valore commerciale di oltre 1milione di euro. E’ il bilancio del maxi furto messo a segno alla Crea di Crevasca, in provincia di Cuneo. Nel bottino dei ladri solo nocciole di qualità Piemonte IGP e Tonda Gentile d’Alta Langa. Sul caso stanno indagando i Carabinieri della Compagnia di Cuneo, che hanno acquisito le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza. (La Stampa) @ Cambiamenti in vista al Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. Dopo due mandati il presidente Pietro Ratti lascia l’incarico. Al suo posto, secondo indiscrezioni, dovrebbe subentrare Orlando Pecchennino, dell’omonima cantina di Dogliani e vicepresidente uscente. Oggi le votazioni dei produttori, che potrebbero confermare o smentire le voci.

Rubriche

C’è stato un tempo in cui ogni frazione aveva il proprio forno, dove tutte le famiglie andavano a cuocere il pane”. Lo scrive Paolo Massobrio, che su La Stampa di oggi parla della Grissia e della Turà cotte nell’antico forno di Sanico di Alfiano Natta e segnala i biscotti alla Barbera prodotti dall’azienda agricola Il mondo di Pa. @ Ma su La Stampa Massobrio riporta anche la storia di Elisa Dilavanzo, la giovane vignaiola che sui Colli Euganei produce bottiglie che sono espressione del vitigno che origina il fior d’arancio. @ Sulla stessa pagina Doctor Chef Federico Francesco Ferrero scrive della Tiella con la scarola o il polpo che “Ancora oggi, al porto di Napoli, mette meritatamente in fila famigliole e velisti”. @ Poi l’intervista di Rocco Moliterni a Giuseppe Raciti, chef dello Zash di Riposto (Catania) che confida: “Avevo nove anni quando dissi per la prima volta a mia madre che volevo fare il cuoco”. @ Edoardo Raspelli recensisce i piatti del ristorante Quintilio di Altare (Savona), con voto finale: 14,5/20 (La Stampa) @ Su Panorama Bruno Vespa scrive dei vini "delle origini" di Marcello Zaccagnini. 

Il pensiero

Quello di oggi è di Isabella Bossi Fedrigotti, che interviene sul Corriere della Sera per rispondere a un lettore che critica l’installazione di un banchetto con affettatrice fornello e pentole di acqua bollente all’interno della chiesa milanese di San Paolo Converso in piazza Sant’Eufemia, allestito in occasione del Fuori Salone. E scrive: “Dopo la sconsacrazione in epoca napoleonica, la chiesa venne adibita a svariati usi. (…) Con i risultati, purtroppo, che lei ha visto. Forse perché possediamo troppe perle, continuiamo a gettarle ai porci. E sì che la parola alata, specie di mantra che si sente ripetere a ogni piè sospinto, oggi è ‘turismo’”. (Corriere della Sera)

L'assaggio

Un indirizzo di alta cucina nel cuore di Verona. Siamo al Desco (via Dietro San Sebastiano, 5/7 - tel. 045595358), luogo del gusto che all’interno di un palazzo rinascimentale unisce l’ambiente elegante e contemporaneo ad una proposta gastronomica di classe. Da provare la zuppa di granciporro ceci e quinoa croccante, gli gnocchi di patate alle lumache e crema di erbette al dragoncello, il carré di agnello con le sue animelle al timo oppure il merluzzo nero e le sue trippe alla parmigiana. Su ilGolosario.it la sosta di Marco Gatti e Paolo Massobrio.

Il Vino

Restiamo in Veneto anche con il vino, che è il Tai Rosso Vigneto Riveselle di Piovene Porto Godi Alessandro (tel. 0444885142) di Toara di Villaga (Vi). Di colore rubino trasparente e brillante, al naso è vinoso ma anche con note di ciliegia. In bocca ha un ingresso di velluto, poi diventa scalpitante con i suoi tannini e una fresca acidità. Finale amarognolo intenso. Ma con freschezza in prima posizione che trascina la persistenza. È nostro vecchio amore questo produttore fantastico.