Albergatore a Cogne all’hotel Bellevue

Una cosa è certa: non c’è più un Amico, di quelli con la A maiuscola che all’amicizia credeva fortemente, come solo gli uomini della montagna sanno fare. Piero Roullet, 76 anni, ci ha lasciati dopo un periodo travagliato per la sua salute. Dovevamo vederci domenica 12 dicembre a Cogne, per la serata dell’Accademia della Cucina, presieduta dall’amico Andrea Nicola, ma il giorno prima ha dovuto tornare in ospedale per qualche complicazione.
8aeb5823-9dc8-441f-86a4-77bb175f5a61.jpgCi siamo sentiti al telefono il giorno stesso, domanica, ed era sempre lui: sereno, appassionato: “Cosa vuoi Paolo questa è la vita...”. “Ma stasera devi assaggiare quella millefoglie di bollito che ti servirà Antonino Giovinazzo, il giovane cuoco che ha preso le redini della brigata ed è molto bravo”.
e77fe7df-3faa-4e54-883f-fa367619490d.jpgEra sempre sul pezzo, perché il Bellevue di Cogne era e resterà una sua creatura. Lo capisci dai dettagli, da quella colazione sontuosa con il giornalino quotidiano pieno di aneddoti sulla giornata. “Finalmente hai ripreso a fare l’agenda “Adesso” – mi ha detto prima di salutarci – e si capiva che quel libro e quel giornalino quotidiano avevano qualcosa in comune: la voglia di comunicare all’altro, di farlo stare bene, di rendere memorabili i momenti della vita: a casa propria, a Cogne, fossero al Bellevue, al Petit restaurant oppure alla Brasserie du Bon Bec, dove pranzammo l’ultima volta, nell’estate 2018 o ancora al Bar à Fromage, dove abbiamo pranzato io e Silvana un mese fa.
2938f452-8531-4377-817c-e8ed045172ae.jpgUna cosa sempre mi ha colpito, ancor più durante l’ultimo soggiorno: la solarità della figlia Laura e di tutti i dipendenti, certi che erano al servizio di quella felicità che Piero voleva fare vivere a tutti. Io credo che sia questa la sua grande opera di albergatore: l’aver inciso sul rapporto umano. E poi la cura del dettaglio, nel suo hotel, che è un museo vivente, anche se la sua gioia stava nel portarmi innanzitutto a vedere la sua cantina per la stagionatura dei formaggi (e aveva il Provolone Vernengo di Enzo Recco o le Fontine più buone), poi col sommelier Rino Billia nella cantina monumentale dove non gli sfuggiva nulla dei produttori valdostani, che lui stesso mi ha fatto conoscere (Cave Monaja, come dimenticarlo).
81467b85-9ed4-4db9-bfeb-975bcad0dc48.jpgEra una gratitudine speciale, quasi un modo per ricambiare, perché lui arrivava sempre, puntuale, a Golosaria Milano (ma c’era anche nel 2000 alla prima edizione a Stupinigi) e girava uno ad uno i produttori, molti dei quali trovavo, coi loro prodotti, al Bellevue, magari a colazione (il salame di bue di Silvio Brarda ad esempio).
3ba61ecc-caa1-418a-9c6c-bafc73a6c38e.jpgEra un amico vero, un padre e un nonno speciale, e ai suoi nipoti regalava vacanze che si ricorderanno per tutta la vita, solo con lui, in qualsiasi parte del mondo, per aprirgli gli occhi e fargli scoprire il mondo, che poi non era tanto diverso – come scriveva Pavese – dal loro mondo a Cogne che aveva le sembianze di un presepe. Tenerezza, tenacia, passione, rispetto delle radici, che lui ha sempre difeso anche quando è stato chiamato nelle istituzioni, per rappresentare una categoria, ma soprattutto per far crescere la sua Vallèe.

Quanti ricordi quante volte siamo stati insieme, anche grazie ad Andrea Nicola e Alessandra Fulginiti che stamane mi hanno avvisato della dipartita, commossi come lo sono io. Ogni volta Piero aveva qualcosa di nuovo da farmi scoprire, come quella vasca idromassaggio che usciva all’aperto dalla stanza, in mezzo alla neve, o il primo esempio di Spa che aveva come tema il vino. Era avanti, tant’è che a Cogne ha creato un sistema, con quattro luoghi di ristorazione, un hotel magnifico e poi un negozietto che rivende il meglio dell’artigianato locale, Le Marchè aux Puchez. Poche persone, davvero, ricordo così vere, sincere, leali.
5451338d-0d32-45d5-953e-659d7c1d5f4c.jpgQuesta foto è con me e Silvana, mia moglie, con lui e Laura, la figlia, dopo una gita in un posto magico in mezzo ai boschi, qualche chilometro più in là, che era il suo buen retiro in mezzo al silenzio. Laura che la sera del 12 dicembre, che aveva per titolo “l’anno che verrà” ha suonato il tamburo di Cogne, quasi come un gesto di onore per suo padre, che avrebbe voluto così: con la sua gente, i suoi amici, il personale in costume a dire che la vita che ci è data è per gustare la Bellezza.
5594f998-7d89-4a3d-9a1e-e7faf68e1048.jpgGrazie Piero per avercela resa alla portata. In qualche modo sei stato un servitore del Mistero.
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