Nell'ultimo libro di Giancarlo Montaldo la cucina è uno spunto per parlare di quella Langa prima del vino, del tartufo e dei resort.

C'è stata una Langa prima del Langheshire, ci sono state delle cuoche prima degli chef star e dei putagè (le stufe a legna che troneggiavano in cucina) prima dei resort. C'è stata una Langa contadina, povera, come quella narrata da Fenoglio che proprio a Treiso ambientò uno dei suoi capolavori, Una questione privata. E ripartiamo proprio da questo paese per entrare tra le pagine del nuovo lavoro di Giancarlo Montaldo, cronista del vino piemontese (oggi in qualità di direttore della rivista Barolo&Co) e langarolo di Treiso, che proprio in questi giorni ha presentato il suo libro “Ricettario familiare sulle colline di Langa”, uscito per i tipi della piccola, ma preziosa casa editrice “Nerosubianco” di Cuneo. 
Un ricettario (quasi) solo di nome perché in realtà Giancarlo Montaldo utilizza quegli appunti raccolti dalla mamma e dalla nonna per dare il via alla sua “quastione privata”, una galleria di volti, personaggi, luoghi che oggi sarebbe quasi impossibile riconoscere. 
Ci sono settanta ricette “della festa” nelle cascine piemontesi, dall'insalata russa alla bagna cauda al vitello tonnato, tra le più note. Soprattutto però ci sono quelle ricette che oggi non cucina più nessuno, che nel Langheshire difficilmente troverebbero una collocazione. Il pan di Spagna farcito, la lonsa (e non lonza!) in casseruola, ottenuta da carne di vitello arrotolata, ma anche riso e coj o i tajarin non quelli dai 40 tuorli, figli di una civiltà che poteva permettersi di scialare sulle uova, ma di 6 o 7 al massimo, racconta Giancarlo, “perchè le uova servivano alla nonna da vendere al mercato di Alba o nelle case borghesi dove già sapeva che sarebbero state acquistate”. 

Non si tratta di un affascinante mondo antico, non c'è nostalgia, ma la voglia di raccogliere e divulgare la quotidianità di Langa dal primo Dopoguerra fino alla fine degli anni Settanta, quando i giovani partivano dalle vigne per andare a Torino a lavorare in fabbrica non rendendosi conto che quella terra dura sarebbe diventata “petrolio”. Nelle pagine del “Ricettario familiare sulle colline di Langa” c'è la cucina del ritorno dalla campagna,  delle merende appena prima che arrivassero le merendine. Pane e marmellata, pane, acqua e zucchero, con il pane fatto in casa e l'acqua di fonte perché l'acquedotto sarebbe arrivato solo negli anni Settanta, pane, burro e acciughe. “Una cucina fatta di tre elementi fondamentali cioè stagione, territorio e tempo” spiega Giancarlo, accompagnata da racconti che immaginiamo di ascoltare in una vecchia cucina fumosa, mentre le Alfa Romeo Giulietta che si arrampicavano sulle strade polverose facevano già sognare le Tesla di oggi. 

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