Sulla scia delle cantine più celebri, tra i vigneti valtellinesi sta crescendo una nuova generazione di piccoli - grandi produttori i cui vini sono tutti da “gustare”

Sua maestà il nebbiolo, in Valtellina, dove è chiamato chiavennasca, in questi ultimi anni ha conquistato nuovi interpreti, spesso giovani, che, stregati dalla sua grandezza, per dargli voce con la loro visione, hanno messo in campo energie e passione, nonché sacrifici, ammirevoli. Gli esiti di queste scelte, non di rado eroiche, sempre più di frequente, sono vini di una tale autenticità, che, all’assaggio, ogni degustatore attento, professionista o semplice appassionato che sia, non può non rimanere colpito, da come il livello qualitativo dei nobili rossi valtellinesi nebbioleschi, appunto, sia in continua crescita. Sulla scia dei produttori più celebri, nomi che hanno fatto la storia del vino italiano e oggi riconosciuti come vere eccellenze, anche a livello internazionale, da tempo sta crescendo una generazione di nuovi vignaioli, i cui risultati sin d’ora sono di assoluto valore. E così, proprio mentre Aldo Rainoldi passa il testimone a Danilo Drocco (piemontese, classe 1965 una lunga esperienza in Langa, e dal 2018 winemaker e direttore della cantina Nino Negri  del Gruppo Italiano Vini), nuovo presidente del Consorzio Tutela Vini di Valtellina (al suo fianco, nel ruolo di vicepresidenti, Marco Fay della Cantina Sandro Fay e Pietro Bettini della Cantina Fratelli Bettini) che, tra le priorità future avrà proprio il dare nuovo impulso al gruppo di viticoltori che sta realizzando un percorso improntato all’eccellenza e alla corretta comunicazione e valorizzazione del territorio.
In queste settimane, in cui stiamo selezionando i vini che andranno a comporre la rosa dei nostri Top Hundred 2021, e le cantine su cui accenderemo i riflettori con il nostro libro che uscirà a Golosaria, qui vi raccontiamo alcuni degli assaggi più emozionanti, venuti proprio dalla Valtellina, e qui vi diamo conto di alcuni tra i più significativi.    

Alpi Retiche Igt La Foppa dell’AZ. AGR. BOFFALORA di Castione Andevenno (So)
In località Balzarro, a 400 ms.l.m., nel comune di Castione Andevenno in provincia di Sondrio, l’Azienda Agricola Boffalora guidata con passione da Giuseppe Guglielmo, per tutti Beppe, un passato come carrozziere, dal 2002 vignaiolo a tempo pieno, da quando, alla scomparsa dello suocero, con la moglie ha deciso di dedicarsi ai vigneti della famiglia. La cantina è ricavata in un antico casolare in pietra, e si sviluppa su due livelli. La produzione oggi si aggira sulle diecimila bottiglie. Il nome “Boffalora” evoca il soffiare dei venti valtellinesi, ossia della Breva, che di giorno, arriva dal lago di Como, e del Tivano, che di notte, soffia invece in senso opposto. Parte delle vigne sono centenarie, impiantate a piede franco e allevate a ritocchino con filari perpendicolari alla valle, mentre un’altra parte dei vigneti ha i filari a girappoggio, paralleli alla valle. Dagli esordi sono stati acquistati anche altri terreni a Castione Andevenno e al limite della zona Sassella, dove i vigneti sono collocati tra le rocce a circa 700 metri di altitudine sul livello del mare. Da noi premiato tra i nostri Top Hundred con il Pietrisco, ai tavoli di Ferdy di Lenna, del sommo Nicolò Quarteroni, ci ha folgorato con la sua ultima creazione, La Foppa, nebbiolo in anfora da vigna vecchia di oltre 50 anni, dalla grande eleganza, dal colore granato, luminoso, con suggestiva nota balsamica e di erbe di montagna, sentori agrumati e di frutta rossa, gusto caldo e affascinante armonia.  
boffalora-la_foppa.jpgTerrazze Retiche di Sondrio Igt Audere 2015 della COOPERATIVA AGRICOLA LE TERRAZZE DI CÈCH di Mello (So)
Una realtà ancora poco conosciuta, ma che merita attenzione, la Cooperativa Agricola Terrazze di Céch, piccola cantina nata nel 2008 con 17 soci, e ora composta da 23 soci, tutti viticoltori, proprietari di piccoli appezzamenti, sulla costiera soliva della bassa Valtellina, nel territorio della Costiera dei Cech, nei tre comuni di Mello, Civo e Traona. Poiché i vigneti si estendono da quota di circa 200 metri, fino a raggiungere i 600 metri s.l.m., con la caratteristica dell’essere ricavati su delle “terrazze” a cielo aperto e naturali, ossia sui terrazzamenti, da qui la scelta del nome “Terrazze dei Cech”. Tra i vitigni coltivati nebbiolo, rossola, prugnolo, chardonnay, merlot, barbera. Di questa realtà scoperta grazie a Francesca Traversi, wine e food scout valtellinese, ci ha sorpreso innanzitutto il Bianco Alpi Retiche Igt Del’Ör, Chardonnay dal colore dorato, dai profumi di frutta esotica ed elegante nota balsamica, bella struttura e beva molto piacevole. Un campione di autenticità nebbiolesca, poi il Terrazze Retiche di Sondrio Igt Audere 2015,  dai profumi di lampone e marasca, note di erbe aromatiche e fine speziatura, gusto gradevole, buona sapidità e persistenza al palato.  
terrazze-cech.jpgAlpi Retiche Igt “Costiera delle Cicale” 2016 di PIETRO SELVA di Castione Andevenno (So)
Pietro Selva ha avviato la sua attività nel 2010, con la volontà di dar vita a una realtà legata alla storia, alle tradizioni e al territorio dove ha sempre vissuto, la Valtellina. Oggi gestisce una proprietà che vede convivere bosco (1,5 ha), prato (7.000 mq) e vigneto (1,5 ha), con i terreni localizzati perlopiù nel comune di Castione Andevenno, e alcuni nel comune limitrofo di Postalesio. Lavorando vigne vecchie, non usa nessun prodotto, e non effettua nemmeno la filtrazione. Dei sei vini che produce, noi premiammo come Top Hundred il suo Valtellina Superiore Riserva, scoperto ai tavoli della somma Lanterna Verde di Villa di Chiavenna, su suggerimento di quel grande che è patron Antonio Tonola, in abbinamento ai piatti dell’indimenticabile fratello Andrea e del suo talentuoso figlio Roberto. In questi giorni, clamoroso l’assaggio dell’Alpi Retiche Igt “Costiera delle Cicale” 2016 dai profumi elegantissimi di viola appassita, marasca, spezie, dal sorso caldo ed armonico, vera seta e velluto, di lunghissima persistenza.  
pietro-selva.jpgValtellina Superiore Docg 2017 Bastiàn Cuntràri di SILVESTRI&PARUSCIO di Albosaggia (So)
Michele Silvestri e Patrik Paruscio hanno lasciato un lavoro in altro settore per dedicarsi alla loro passione, il vino. E lo hanno fatto, da “Bastián cuntràri”, che poi è il nome da loro scelto per proporsi al pubblico, ossia andando “controcorrente”, sposando una filosofia che mira ad andar “oltre”,  a puntare senza mezze misure all’eccellenza. Come sistema produttivo han scelto il girapoggio, con filari che, da “bastian contrari”, appunto, non sono posizionati nord sud, ma est ovest, e grande attenzione è riservata alla selezione dei migliori grappoli. Se il loro Rosso di Valtellina 2019 ha ottima beva ed è bicchiere da tutto pasto. Di pregio il Valtellina Superiore Docg 2017, dal colore rubino dalle giuste tonalità trasparenti tipiche nebbiolesche, dai profumi floreali di rosa e viola, dalle note fruttate che evocano la ciliegia e il ribes, che anticipano le sensazioni balsamiche e di spezie, e che al palato si propone con bella freschezza e sapidità che rendono il sorso dinamico, con un finale di buona persistenza.
bastian-cuntrari.jpgValtellina Superiore La Spia Docg 2016 della cantina LA SPIA di Sondrio 
L’azienda è nata nel 2001, con Michele Rigamonti, e il nome della cantina, “La Spia”, è legato all’omonimo costone roccioso situato nella sottozona Sassella, una postazione di avvistamento e controllo fin dai tempi della dominazione dei Grigioni. La sua passione le uve di nebbiolo, del biotipo chiavennasca. Nel 2006 la prima vendemmia con l’etichetta “Valtellina Superiore Riserva DOCG”. Essendo la collina rocciosa chiamata “La Spia” l’unica isola distaccata dal resto del Cru Sassella, questa vigna può essere considerata un cru dentro a un cru, da cui nasce un “vin de vieilles vignes”. In degustazione con Fabio Scarpitti, grande sommelier che è stato il primo a credere in questa cantina, ci ha conquistato il Valtellina Superiore 2016, di splendida profondità, con il suo colore rubino brillante, le sue note di marasca, frutti di bosco, le sue sensazioni di erbe aromatiche e di spezie, tra cui spicca la cannella, il suo gusto dove freschezza e sapidità conferiscono grande dinamicità alla beva. Si è confermato vero gioiello, che vale il nostro averlo inserito tra i Top Hundred a Golosaria, il Valtellina Superiore Sassella PG40 Docg 2016. Rubino luminoso, ha sentori di ciliegie candite, note pepate e di tabacco, cenni di cioccolato fondente, mentre al palato si rivela ampio, complesso, con tannini ben integrati e ottima lunghezza. Che vini!
laspia.jpgValtellina Superiore Docg 2009 di LE STRIE di Teglio (So)
L’azienda agricola Le Strie è una piccola realtà di viticoltori che coltivano direttamente circa un ettaro di vigneto e producono un numero limitato di bottiglie, circa 7.500. I vini, rossi a base di uve nebbiolo, sono prodotti di impronta tradizionale, fortemente legati al territorio. Sin dagli esordi, quando la scoprimmo per un caso bellissimo di “colleganza”, grazie a Giovanna Prandini, titolare di Perla del Garda di Lonato, a colpirci l’autenticità dei vini. Rossi identitari, che abbiamo trovato ancora cresciuti, e che son stati tra i migliori della nostra recente degustazione. È vino dalla beva molto godibile il Terrazze Retiche di Sondrio IGT Nebbiolo Vendemmia 2018 Sassifraga, con il nome che evoca una pianta che cresce tra le rocce dei terrazzamenti valtellinesi e fiorisce intorno alla metà di giugno. Da uve nebbiolo chiavennasca per il 95% e per il rimanente 5 % rossola, pignola e brugnola, raccolte alla metà di ottobre in cassette da circa 20 kg e immediatamente trasportate in cantina per la pigiatura. Con fermentazione avvenuta in una vasca di acciaio inox, con permanenza sulle bucce per 7 giorni. E periodo di affinamento successivamente effettuato con permanenza per 7 mesi in serbatoi di acciaio inox e ulteriori quattro in bottiglia. Nel bicchiere ha colore rubino brillante, profumi di ciliegie e frutti di bosco, sorso piacevolmente tannico e buona sapidità. Di classe formidabile il Valtellina Superiore Docg 2009. Da uve nebbiolo chiavennasca per il 95% e per il rimanente 5 % da rossola, pignola e brugnola, provenienti dai vigneti compresi nelle sottozone Sassella (comuni di Castione Andevenno e Sondrio) e Valgella (comune di Teglio), seguendo la tecnica del “rinforzo” per una percentuale (circa il 30%) di uve parzialmente appassite in fruttaio. Dopo una maturazione di 18 mesi in botti di rovere di media capacità, completata con la permanenza per altri 6 mesi in serbatoi di acciaio inox e con ulteriori 9 mesi di affinamento in bottiglia. In degustazione si presenta con veste dall’elegante colore rubino, naso complesso con profumi che ricordano i piccoli frutti di bosco, le spezie e la liquirizia, gusto secco, giustamente tannico, molto persistente.   
laStrie.jpgValtellina Superiore Sassella 2018 di TERRAZZI ALTI di Sondrio
Son le storie che ci piacciono, quelle che vedono una persona puntare tutto su qualcosa che è ben più di una passione. È il caso di Siro Buzzetti che ha fatto un vero capolavoro nel trasformarsi in vignaiolo, pur avendo esperienza in altro settore. Nel 2005 ha iniziato con una vigna di mille metri quadri, e man mano che l’entusiasmo cresceva, nel 2009 è uscito con la sua prima etichetta e ha deciso di confrontarsi con il mercato. Ora, tutta la sua energia, tutto il suo desiderio di fare un vino vero, si sono realizzati in questa avventura, tra le più originali della zona. Pregevole il suo Valtellina Superiore Sassella “Terrazzi Alti” 2018. Di colore rubino chiaro, trasparente, con lieve velatura granata, al naso ha profumi di frutta rossa, note di viola, sentori di spezie, mentre in bocca è caldo, giustamente tannico, ma con tannini bene amalgamati, equilibrato e con un finale elegante e di buona lunghezza.  
terrazzi-alti.jpgAlpi Retiche Igt Arinaroa 2019 Anfora MARCEL ZANOLARI di Bianzone (So)
Gli esordi negli anni ‘80, a Bianzone, in Valtellina, con due parcelle sperimentali su cui sono stati avviati i primi tentativi di coltivare la vite con un sistema inusuale per quei tempi, che evitasse ogni tipo di trattamento anticrittogamico a base di prodotti di sintesi. Pioniere di quei tentativi Giuliano Zanolari, che ha proseguito i suoi esperimenti per circa 15 anni sui vitigni nebbiolo, pinot nero e cabernet sauvignon. Nel 2001 è nata la Fattoria San Siro, azienda di circa 4 ettari di vigneto coltivato e certificato biologico in tutto il suo iter, dalla pianta fino alla bottiglia, e gestita con passione da Marcel, figlio di Giuliano, grazie alla cui caparbietà la superficie del vigneto ha potuto essere ampliata a 10 ettari, coltivati a nebbiolo, cabernet sauvignon, pinot nero, pinot bianco, traminer. Dal 2010 Marcel ha iniziato a introdurre i principi della biodinamica e dal 2015 l’azienda è riconosciuta come azienda biodinamica. L’ultimo assaggio, l’Alpi Retiche Igt Arinaroa 2019 Anfora,  una vera sorpresa, da un vino che alla vista si presenta di colore rubino fitto, quasi del colore della melanzana, con riflessi rossi brillanti, naso molto intenso, con note di frutta rossa, lamponi, ribes, more, spezie, sorso di buon corpo e piacevolmente fresco - sapido. 
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