Nel capoluogo piemontese il ristorante di Umberto Chiodi Latini si conferma simbolo di eleganza e sontuosità

Solita atmosfera d’antan con tendaggi preziosi, velluti e tavoli addobbati in modo impeccabile. Il ristorante Vintage (piazza Solferino, 16/h - tel. 011535948) di Torino, con in sala il signorile ed inappuntabile - anche se un po' distaccato - Umberto Chiodi Latini, è sempre immobile nel tempo e rimane un richiamo e quasi un simbolo della buona società e della classe borghese medio-alta.

La notizia che il sodalizio storico Chiodi Latini e Pierluigi Consonni (chef) si era sciolto e che il socio, Pierluigi appunto, stesse affrontando nuove sfide e nuove avventure, aveva colto di sorpresa il mondo enogastronomico che, di conseguenza, si era posto svariate domande sul presente e sul futuro di questo importante e storico locale torinese.

Mossi dalla stessa curiosità, ci siamo messi all’opera e, seduti a un elegante tavolo per due, abbiamo rimirato ed esaminato il menu, come sempre ampio e sontuoso, e l’imponente lista dei vini (merita una rilettura attenta solo quella: ricca e con una selezione di champagne prestigiosa) dove tutto è rimasto pressoché invariato: stessi piatti tradizionali con qualche nuova proposta, stessa scelta e stesso servizio, professionale e curato anche se un po’ freddo (qualche bel sorriso e qualche impaccio in meno non guasterebbero). Non ci rimaneva che degustare, ma la nostra curiosità ci ha portato ad interrogare direttamente il patron, chiedendogli come pensava di affrontare il cambiamento forzato in cui si era imbattuto. E’ stato un bel dialogo, da cui Umberto ha fatto emergere la vitalità e la passione per il suo lavoro, oltre alla volontà di rinascere e di rinnovarsi traendo dal momento difficile della separazione stimoli nuovi per un futuro ancora più frizzante.

Una volontà di rinascita che abbiamo percepito anche nella degustazione dei piatti. Dopo un tris di benvenuto composto da chips di patate viola con crema di ricotta ed acciughe, porcino fritto e panino con tonno e carciofini, gli antipasti ci hanno regalato la classica battuta di fassone tagliata al coltello e una tartare di tonno con brunoise di verdure. Come primo piatto gli scialatelli all’amalfitana con alici e ragù di ricciola e come portata principale “la Torinese”, una versione piemontese della milanese composta da costoletta di vitello con impanatura di nocciole tonda gentile e grissini. Abbiamo proseguito con un assaggio di cipolla di Tropea al forno e terminato con tre assaggini di dessert, tra cui è spiccato un delizioso zabaione. Tutto molto buono, sulla linea tradizionale del locale con il suo solito stile classico, ma con qualche nota di freschezza nuova.

A questo punto non possiamo non citare la seconda parte del colloquio con Umberto Chiodi Latini, che dispone di un brigata di cucina (con l’ex souschef con i galloni conquistati sul campo) di grande affidabilità, che promette meraviglie per il prossimo autunno e invita tutti a provare nuove delizie nel nuovo menu degustazione “Luna Park”, che definisce "giochi di sapori", sino alle leccornie finali di pesci, verdure, paste e dolci. Noi abbiamo avuto qualche anticipazione e ci è aumentata la curiosità. Oltre il menù citato già oggi esistono altri menu (bonus) a 24,48 euro con tre o cinque portate il menù di territorio a 60 euro ed un menù vegano a 20 o 40 euro a seconda delle portate. I prezzi per gli antipasti vanno da 20 a 28 euro, i primi piatti da 18 a 24 euro, i secondi da 20 a 28 euro ed i dolci a 12 euro con i formaggi a 15. Prezzo medio di 70/80 euro per un pranzo completo escluse le bevande.

A titolo di incoraggiamento per continuare sulla strada dell’innovazione si conferma il faccino radioso e ci si prenota per un autunno ricco di sorprese.  

 

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