Al ViDi di Roberto Pirelli con sua moglie, regnanti di questo luogo da sogno

È stata l’esperienza più bella d’estate, indimenticabile, elegante, piena di gusto. Stiamo parlando del castello dei Tafuri a Portopalo (via Tonnara n. 1 - tel. 0931844111 - www.castellotafuri.it), dove svetta il faro di Capo Passero (Sr).

Ci arrivi dopo aver passato paesi come Pozzallo, Pachino e infine Capo Passero, nel cuore di quella Sicilia ricca di suggestioni e contraddizioni. Il mare sotto lambisce un’antica tonnara, poco di fianco la piscina che sta ai piedi di un castello ristrutturato da un facoltoso farmacista. È il castello dei Tafuri: 11 camere, un ristorante dove è piacevole mangiare fuori, alla sera, illuminati dalla luna. E in cucina lui, Roberto Pirelli, siciliano di origine ma con le ossa irrobustite in Lombardia, a Carate Brianza, dove lo scoprimmo fra i primi portandogli la corona nel suo Il Ritrovo. Oggi la corona è quanto mai appropriata, non solo perché siamo in un castello, ma per l’espressione della sua cucina, che è amore per la propria terra a tutto campo, senza dimenticare le origini professionali, quindi il riso, sublimato in un risotto che ci siam sognati anche di notte.

Al ViDi ci siano stati ben due volte: una sera a cena e una mattina a colazione, che ha la formula open: chiunque vi può accedere, provando un piacere unico, fra le teorie di dolce e salato a disposizione, fino a un raro formaggio siciliano stagionato. Bellezza, gusto e poi professionalità, incarnata dalla moglie, perfetta padrona di casa, autentica maître.

L’incipit del menu è tutt’altro che retorica: “Passione e Amore, per una terra lontana, dove ricordi, profumi, colori e calore sono dono di una forte ispirazione dei miei piatti: la Sicilia”.
E allora, se nell’ultimo scorcio dell’estate siete sull’Isola, a qualsiasi distanza, andateci. Il menu degustazione “Sapurito” con 4 portate è appena a 45 euro; quello “fantasia di mare” a 65.

Alla carta ecco i bocconcini di polpo “a strascinasale” con zuppetta di mandorle d’Avola e lattuga di mare, ghiotti. Imperdibile l’arancino farcito con ragù di pesce alla ghiotta e salsa di caciocavallo stagionato e polvere di caffè. Uno sfizio è poi l’Uovo di Silvio cotto a bassa temperatura con crema di cavolo di Rosolini, pancetta croccante e mandorla. Altri antipasti: l’insalata di mare, il crudo oppure le Monachelle: spremuta di datterino dell’Isola delle Correnti e gelato alle cipolle bianche.

Fra i primi dicevamo di quel risotto mantecato all’olio cerasuola, ricotta infornata, pesca tabacchiera dell’Etna e capperi. Superbo. Ma ci sono anche le paste alle sarde, il cacio e pepe e tartare di rosso di Mazara con cagliata di capra Girgentana. Quindi il cannellone nero ripieno di delizie di mare su crema di crostacei e mandorla tostata o i mezzi paccheri rigati con agglassato di polpessa, patate e ricotta salata. E se avete voglia, nomen omen, prendete Avevo voglia di pasta al cartoccio d’argento 925.

Fra i secondi ci siamo lasciati incuriosire dal dotto di fondale su passatina di ceci e rapanello selvatico, dal gusto delicato e pieno nello stesso tempo. E poi l’arrosto di pesce affumicato alla pigna con pesto leggero al basilico. C’è poi il pesce bianco al sale con cozze e patate e il tataki di pesce in crosta di bottarga di tonno (geniale), mentre i totanetti alla plancia con vongole e biancomangiare all’aglio rosa di Nubia sono la sfiziosità imperdibile.

Ma Roberto non demorde neppure sui dolci, anzi. La scelta è varia, ma dopo una cena siciliana di questa fattura, se la tentazione è fra la crostatina di mandorle con composta di frutta e il cannolo, non abbiate dubbi: scegliete entrambi.

Paradiso assicurato, anche grazie all’ottima carta dei vini, che propone novità siciliane, ma anche etichette del resto del Paese. Grandissimo!

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