Ambiente piacevole, piatti dagli abbinamenti inconsueti e una carta dei vini ricca e non banale

Superato l'anonimo cancello, la sorpresa. Anziché nel cortile condominiale di uno di questi palazzoni con pretese residenziali che popolano Pozzo Strada, tra cui ci stiamo aggirando in verità un po’ sconsolati, eccoci catapultati, come per incanto, nel Giardino delle Meraviglie!
Un ben curato vialetto ci conduce, tra luci soffuse e profumo di limoni, verso il ristorante Limonaia, luogo della nostra cena (via Mario Ponzio, 10 - tel. 0117041887 - http://www.limonaiatorino.com/).

Entriamo in una sorta di loft, cui i bei tavoli di legno, tutti diversi tra loro per forma e mise-en-place,  insieme all’imponente pianoforte a coda, conferiscono un tono inconsueto di classica  eleganza.  A completare la piacevolezza dell’atmosfera, originali centro tavola con frutta o verdura in campana di vetro e piacevole musica anni ’60 in calibrato sottofondo.

Dalla carta degli Starter-qualcosa per iniziare scegliamo, colpiti anche dall’inconsueto abbinamento, il gambero viola crudo, yuzu, furikake, assai apprezzabile. Incuriositi dal gioco, proseguiamo con le divertenti acciughe a colori: esotiche le salse rosse, gialle e viola che accompagnano le ottime cantabriche? Stavolta no: la sorridente spiegazione ci rinvia a  casalinghi cavoli e peperoni! Davvero abile dunque la maestria di chi ci sta conducendo per mano in questo continuo rimando fra apparenza e realtà, che talvolta però genera anche aspettative poi disattese.  Come per i “tradizionali”, e invitanti, tajarin, burro, salvia, e nocciola, che si rivelano non del tutto convincenti all’assaggio. E invece radiosi, per il sorprendente mix di sapori, delicato e deciso al tempo stesso, risultano gli inconsueti ravioli di aglio orsino, caprino al fumo, brodo di fungo di corteccia.

Tra i secondi, optiamo per il piccione, oliva nera, bacche di sambuco, dove la qualità della materia prima viene sapientemente valorizzata dalla preparazione.

E viene il momento dei dolci. Dal tradizionale e corretto zabaione, pasta di meliga, nocciola, si passa all’uovo rotto, crema gelata e i colori dei fiori, dove alla coreografica presentazione, merito soprattutto dell’abile mano di chi lo serve, non corrisponde poi un gusto altrettanto sorprendente. Si chiude, in linea con il gioco creativo dello chef, con l’originale piccola pasticceria.

Bella, ricca e non banale la carta dei vini, presentata con sorridente competenza dalla giovane sommelier. Peccato che, dopo un servizio così attento e cortese, nessuno ci abbia poi accompagnato all’uscita. O forse è successo solo in apparenza?

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