A Stradella, da Elena Grigoroi e Giorgio Lutrini, ambiente elegante, servizio attento ai dettagli e una cucina golosa che porta una ventata di aria fresca tra le colline oltrepadane

È una delle scoperte più belle del GattiMassobrio di questi mesi. Ed è un ristorante che dà lustro a quell’Oltrepò Pavese che, con i suoi produttori di vino, quelli del Buttafuoco storico in testa, sta dimostrando di aver deciso di raccontarsi al mondo come terra di eccellenza. Segnatevi questo indirizzo, perché, al solito, non c’è guida né critico che, ahinoi, si sia “scomodato” di venirci.

La meta che vi suggeriamo è GioEle (via Mazzini 26 – tel. 038543444) realtà – gioiello che vi aspetta nel cuore di Stradella (Pv). Lasciate senza difficoltà l’auto, nel comodo, ampio, piazzale Trieste. Prendete via Mazzini, sfilate davanti a quella Fabbrica Armoniche Dallapè fondata nel 1876, che, nel suo secolo e più di attività, è arrivata a dare lavoro fino a 300 operai, e dove, fino al 2010, nascevano le fisarmoniche che, con quelle di Castelfidardo, erano considerate le migliori d’Italia (la ragione per cui Stradella è città della fisarmonica, strumento a cui è dedicato il Museo Dallapè in via Montebello) e dopo pochi metri, siete arrivati.

La sapiente ristrutturazione del bel palazzo d’epoca e gli allestimenti esterni ed interni, fatti dalla proprietà dell’immobile, fanno sì che il ristorante vi accolga con un grazioso cortiletto interno, con i mattoni a vista di mura antiche, piante e rampicanti, e luci soffuse, la scaletta che sale al terrazzo dove è possibile stare all’aperto, e, all’interno, con le sue salette, di raffinata eleganza, luminose, ben arredate, con i tavoli ben distanziati, ma in un’atmosfera in cui ci si sente a casa.
Se l’ambiente è davvero bello, a rendere la vostra sosta da ricordare sarà però il talento delle due anime di GioEle, ossia, di “Gio”, ovvero di Giorgio Lutrini, che è chef di valore, che ai fornelli si muove sì, dimostrando padronanza di tecnica sopraffina, ma soprattutto rivelando di essere dei pochi che cucina ancora con il cuore, e di “Ele”, vale a dire Elena Grigoroi, che è regina di sala dalla professionalità rara, e che fa la differenza per la sua bravura sia nel sapere guidare chi la aiuta nel servizio sia nell’essere a tutti i tavoli, con sorriso, attenzione ai dettagli e gusto dell’accoglienza. “Gio” ed “Ele”, si erano conosciuti al Sasseo, dove hanno lavorato insieme a lungo, prima di decidere di dar vita a “GioEle”, con la conseguenza che l’intesa tra loro, grande, è armonia che si riflette sull’atmosfera che si respira sia a pranzo (quando, oltre alla carta, c’è anche un’“invitante” proposta per il mezzogiorno, a 14 euro) sia a cena.

Con un buon vino, da un menu, che seguendo la stagionalità delle materie prime, si muove tra terra e acqua, gusterete uovo croccante con zabaione di granone lodigiano e spinaci o calamaretti alla piastra, ricotta di seirass e limone. Poi di primo uno dei formidabili risotti (per noi, da applausi, quello lime pepe rosa e ostrica), o ravioli di pasta fresca ripieni di faraona al sugo d’arrosto, bacon croccante e mostarda di pere.
Di secondo, filetto di luccio perca con crema di topinambur e carciofo alla giudia o piccione arrosto, pera cotta alla Bonarda e millefoglie di patate.
Tarte tatin di mele e gelato al caramello e rosmarino o millefoglie alle albicocche appassite, mousse alle nocciole e gelato allo yogurt il dolce finale di una sosta che non vedrete l’ora di ripetere. Di “GioEle” si sentirà parlare!

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