Due cucine a confronto, italiana e argentina, per godere di un'esperienza gastronomica fuori dagli schemi, che vi farà divertire

Rimini è divisa in due: la parte rivierasca e il centro storico. Due mondi che sembrano appartenere a città diverse ma che invece convivono perfettamente, da sempre. Ma è nel centro storico, lontano dal can can del mare, che si nascondono le realtà gastronomiche più interessanti. Nascoste anche fisicamente, che forse non avremmo mai trovato se non dietro suggerimento puntuale, come è stato per Abocar Due Cucine (via Carlo Farini, 13 - tel. 0541 22279 - abocarduecucine.it).

Da una piccola porticina d’ingresso si accede a un locale semplice ma confortevole, arredato con sobrietà e gusto con un suggestivo giardino esterno. È qui che si sta sperimentando una delle più interessanti espressioni culinarie che uniscono l’Italia con l’Argentina, due cucine appunto. Grazie al lavoro di Camilla Corbelli, riminese, e Massimiliano Guardianelli, argentino, poterete godere di un'esperienza gastronomica fuori dagli schemi, coraggiosa, che traguarda un ampio orizzonte culturale. Il fil rouge delle proposte degustate è stato, senza dubbio, il divertimento, un parametro spesso poco incline ad essere considerato nella seriosa critica gastronomica. Invece qui vi divertirete assai, sarete obbligati a misurarvi con ingredienti meno noti lungo inedite direttrici gustative.

A cominciare dalle prime portate di benvenuto: la chips di tapioca con la quale “scarpettare” a più non posso una golosissima crema di soia con lo scalogno, i tamales, panini al vapore di mais con il latte di capra e le empanada, fagottini di pasta ripieni di broccoli e rafano. Segue una portata spiazzante con gamberi, riduzione di cavolo rosso, lardo di patanegra e croccante di mais viola in superficie, un piatto che sa unire sacro e profano in uno straordinario equilibrio. Anche un tubero come il topinambur trova poi la sua massima valorizzazione con una variazione sul tema che lo propone fritto, glassato, crudo in un viaggio che ci ha ricordato le cinque proposizioni del parmigiano di Bottura.

Sui primi piatti bisognerebbe aprire lunghi capitoli, innanzitutto lo spaghetto con una emulsione di cavolo nero con alla base una tartare di manzo e in cima alghe e polvere del cavolo. Una portata che picchia in sapidità ma che ha i connotati del piatto assoluto in termini di potenza, anche cromatica (nell’emulsione ci ha ricordato quel fuoriclasse di Parini). L’altro primo piatto rappresenta anch’esso un evoluto esercizio di stile: ravioli di erbette di campo con burro acido cotti nel brodo di granchio con olio al peperoncino e olio di citronella; nitidezza dei sapori e punte acide in un puzzle riuscitissimo.

Un piatto concettuale, a seguire, con il pescato di mazzola con riduzione di curcuma e uova di pesce, crema di mandarino salato con finocchietto selvatico e purè di carota: anche qui trionfano i cromatismi e la piacevolezza. In conclusione una portata tecnicamente perfetta per cottura ed esecuzione: faraona, pastinaca alla piastra, puré di pastinaca e fava tonka.

L’accelerazione finale si conferma con un dolce che è semplicemente un capolavoro di bontà: zucca caramellata, crema di zucca, meringa al rosmarino e mascarpone. Sfido tutti a non divertirsi di fronte a questi piatti!

Plauso anche per la scelta di eccellenti birre in una carta dei vini fatta con competenza e ricerca, dalla quale abbiamo pescato il Petit Beaufort Brut Millesimato 2011 del Domaine Alice Beaufort: un trionfo di mineralità!

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