Andrea Villani e Redi Shijaku, a Milano, dopo le pizzerie di via Padova e via Pisacane, in questi giorni ne hanno aperta una terza, in viale Monza 258, ed è già un successo

Là dove c’era una banca ora c’è una pizzeria. Ad avere realizzato questa “rivoluzione”, non politici no – euro, ma Andrea Villani e Redi Shijaku, che sotto l’insegna Mani in pasta, a Milano, dopo le pizzerie di via Padova e via Pisacane, in questi giorni ne hanno aperta una terza, in viale Monza 258, presentando in occasione del debutto, il neonato impasto “Bianco Petra”, pronto ad affiancare quello più integrale, noto come “3 Farine”, ormai presenza fissa dei loro locali. Ma andiamo con ordine.

Mani in Pasta ha sposato la filosofia della pizza contemporanea (come preferiamo definire noi, quella che, da tempo, è identificata come pizza gourmet). E sulla scia della rivoluzione avviata dal Molino Quaglia, con Farina Petra propone una pizza figlia di lunghissime maturazioni a base di lievito madre di proprietà, impreziosite da materie prime di eccellenza. Risultato, "La" pizza come ha da essere, come viene "insegnata" in quella realtà formidabile che è l'Università della pizza del Mulino Quaglia, appunto, cui l'Italia non sarà mai abbastanza grata per avere restituito dignità alla golosità simbolo tricolore.

Diciamo subito che, in questa che è via di distinzione, ciascuno sceglie una via personale. E quindi, quando verrete qui, non pensate di trovare atmosfera, locale e servizio, come quelle che caratterizzano I tigli di Simone Padoan e Saporè di Renato Bosco, ossia dei due maestri per eccellenza della pizza contemporanea, che nel Veronese, hanno deciso di realizzare ristoranti di classe, in cui la pizza è uno dei piatti del menu. Qui la strada intrapresa è nel segno di una sfida diversa, ossia di rendere l’accesso alla pizza contemporanea, democratico, per tutti. Questo il motivo per cui l’ambiente di Mani in Pasta di viale Monza è ampio, con ricettività di centinaia di persone, con una grande sala, subito dopo l’ingresso, in cui, va da sé, non domina certo il silenzio (per chi desidera pranzare o cenare in un clima più tranquillo, c’è comunque l’altra sala, più raccolta), ma in cui i due must del locale sono comunque la qualità delle pizze e il prezzo, di rara ragionevolezza, “pop” appunto, per capirsi, non lontano da quello che pratica ogni locale che si definisca pizzeria, ma in cui il gap qualitativo è evidente.

Cosa troverete? A voi la scelta dell’impasto, che vi vedrà decidere tra il neonato impasto “Bianco Petra” e il “3 Farine”. Poi avanti con le pizze, a partire dalla pizza margherita, nella versione tradizionale e gourmet, tutt’e due con polpa di pomodoro San Marzano dop basilico fresco e olio extravergine biologico, ma con le strade che si dividono sulla mozzarella, nel primo caso fiordilatte del Caseificio Nobili, nel secondo, fiordilatte agro pontina e mozzarella di bufala campana. Poi tra le tradizionali, da provare la Piccante, con il salame piccante o la Vegetariana, con zucchine e melanzane grigliate e pesto di basilico fresco.

Tra le “Gourmet” la Cantabrico, con le acciughe del Cantabrico, la crema di radicchio, i nodini di bufala filati a mano e i fiori di zucca. E la Pistacchio di Bronte, con mortadella, pistacchi, pomodorini confit e basilico fresco.

Hanno pensato a chi non volesse solo pizza, e quindi in menu ci sono anche piatti di pasta (fresca, trafilata al bronzo) con pomodorini o alla Carbonara.
Tra i secondi, hamburger e cotoletta di vitello con l’osso.

Un tiramisù fatto in casa a chiudere un’esperienza che, visto il conto, lascerà il sorriso.    

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