Nei dintorni di Torino la sorpresa di un piccolo ristorante giapponese con un menu ben costruito e con ingredienti di ottima qualità

Simone Oberto di Piossasco, dintorni di Torino, ha lavorato dal 2001 al 2010 a Tokyo nella ristorazione poi, colpito da nostalgia sabauda, se n’è tornato al paese. La famiglia aveva gestito fin da prima della guerra una macelleria e un bar osteria: era quello dove era arrivata la prima televisione della cittadina e dove la gente si radunava per guardare le partite o giocare a carte… c’era una storia. Ma lui, da buon bastian contrari piemontese, tornato in Italia, pensava al Giappone. Cercava qualche giapponese con cui avviare un’attività in Italia e ha trovato Naomi Sonoda, cantante lirica, ora cuoca e moglie.

Rimane il mistero se cercasse una cuoca o una moglie, fatto sta che ha aperto in casa sua Le Petit Restaurant Japonais (chissà perché il nome francese?), probabilmente il più piccolo ristorante d’Italia, un solo tavolo, posti da 1 a 8. Come non andarci?

Nei pressi del ristorante, che non ha un’insegna, ci aspetta Simone, l’insegna vivente. Se vedi in strada un omone sorridente vestito con il samue (tradizionale abito da lavoro dei monaci zen giapponesi) probabilmente sei arrivato. La sorpresa è che il ristorante si è spostato dalla casa dei coniugi alla vecchia sala delle carte del bar di famiglia e ora i posti sono 14. L’arredamento, in stile giapponese, è sobrio ed elegante e il servizio, veramente simpatico e professionale, fa quasi dimenticare la stranezza di vederti passare davanti quest’omaccione italiano in kimono.

Il menu è fisso con due proposte di cui una, a 30 euro, comprende sei portate più il dolce; l’altra, a 50 euro, otto portate più il dolce. In entrambe le bevande sono comprese e si può scegliere tra birra, vino o sake.

Noi abbiamo preso il più ricco e abbiamo assaggiato: melanzane marinate con salsa ponzu e zenzero, sushi, zuppa di miso con tofu porri e alghe, gyo-za, udon freddo, pollo nanban, germogli di soia saltati al curry, kakuni di maiale e, naturalmente, bevuto sake. Entrambi i menu cambiano completamente il 1° di ogni mese.
Naomi, come abbiamo già detto, non era una cuoca ma ha la passione e se la cava più che dignitosamente. Per esempio i gyo-za, i classici agnolotti in padella, sono fra i migliori che io abbia mangiato e il pollo nanban in agrodolce è veramente squisito. L’idea poi, nella tradizione di famiglia, di sostituire al tonno nel sushi tenerissima coscia di fassone è, oltre che appetitosa, assolutamente coerente: il tonno è il vitello dei Giapponesi.

Il menu, servito una portata per volta all’occidentale, è ben costruito e gli ingredienti sono di ottima qualità. Simone è un ottimo mediatore culturale, propone e spiega con garbo e competenza senza essere invadente (cosa, ahimè, abbastanza comune nei ristoranti “in famiglia”).
Per un primo approccio alla “vera” cucina giapponese è il posto adatto. Si esce sazi e soddisfatti, per nulla appesantiti ed è leggero anche il conto.
E poi…che dire? Quando si è appassionati del buon cibo, dopo tanti cuochi maschi “creativi” e soprattutto autoreferenziali, andare a cena da una donna, di qualsiasi razza o etnia gastronomica essa sia, è salutare e rilassante. La cucina “di mamma” (e la mamma di Naomi pare sia la fonte ispiratrice delle sue ricette) è curativa e ti senti coccolato. Viva le donne! Assolutamente da provare.

Le Petit Restaurant Japonais
Via Palestro 27
Piossasco (To)
Tel. 3409624553
Aperto a cena da martedì a sabato solo su prenotazione

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