Si chiama Leonefelice il rinnovato ristorante di Erbusco

Siamo stati ad Erbusco, o meglio siamo tornati in quell'Albereta che aveva legato la sua fortuna alla presenza del Divino, al secolo Gualtiero Marchesi. Be’, volete sapere come è andata? È stata una sorpresona!!!

Nuova vita dunque al Leonefelice (via Vittorio Emanuele, 23 - tel. 0307760550), a partire dagli spazi (la sala ristorante si è ridimensionata, mentre c'è un nuovo affollato spazio lounge, che si espande anche all'esterno). I Moretti, hanno poi chiamato un giovane cuoco, Fabio Abbattista, che è stato sou chef di Fabio Baldassarre all'Unico di Milano. Per noi, il voto esatto di questo ristorante sarebbe un faccino radioso +, nel senso che ci ha soddisfatti molto ed è una promessa corona. Qui, è bene ribadirlo, siamo in un resort con tanto spa, i cui clienti volentieri affollano lo spazio lounge molto bello e divertente, dove assaggiare un calice di vino o anche un solo piatto e un dehors che funziona anche d'inverno.

La sera della nostra visita, il ristorante era pieno di gente (coppie, in maggioranza), a loro agio in quella sala con le ampie vetrate che danno sul giardino e i lampadari festosi che quasi ricordano un eterno Natale. Proprio bello. Poi un'altra sorpresa: i prezzi, non più proibitivi come un tempo, ma giusti, coi piedi per terra. E da questi ingredienti è già ripartita la nuova vita del ristorante dell’Albereta che come segno di continuità ha il bravissimo maître Ermes Cantera. Un tipo sveglio, che sa offrire il vino a bicchiere a chi lo chiede, ma anche un'alternativa di acqua minerale, se non è gradita quella a disposizione (e credo sia andato a prendere la Perrier in un mini bar dell'hotel pur di soddisfare il cliente. Un professionista!). Il nome del locale infine rende omaggio al vecchio custode e giardiniere, Leone, che si è sempre preso cura con amore e gioia di questa casa. Dunque la materia prima ha pure un ruolo centrale nella cucina di Leonfelice, giacché arriva ogni giorno per buona parte direttamente dall’orto di famiglia e dal piccolo allevamento di polli e conigli, allevati come un tempo.

Ma veniamo agli assaggi, che iniziano dopo un amouse bouche e i pane e grissini fatti in casa, (antipasti € 24) con lingua di vitello croccante ketchup di rape rosse e salsa verde; oppure anguilla ai carboni cetriolo mela verde e cerfoglio; fino all'uovo porro patate e tartufo nero o ai gamberi viola di Sanremo e uva fragola. Di primo (€ 24) sarà da manuale (ma nulla di più) il risotto allo zafferano anice verde e midollo cremoso; accanto a tortelli di burrata e caviale; ravioli di patate alla plancia melanzana e Fatulì; cappelletti al grano arso coniglio e burro di acciughe. Tra i secondi, ecco la freschezza inusitata di un merluzzo con mandorla e topinambur fondente. Ancora pesce col rombo patate e maionese di pesce affumicata. Fra le carni, noi abbiamo goduto per la perfezione delle costine di maialino alla brace, scorzonera e patate alla senape; piccone alla cenere fichi e nocciole; filetto di fassona “alla pizzaiola”.
E infine un poker di dolci, fra cui la suadente Monte isola fluttuante; accanto a tarte tatin di pesce e granita di verbena; e un dolce Cioccolato Domori, dedicato alla maison. Menu degustazione a 90 euro (sei portate vini esclusi).

È un posto dove tornare. Bellissimo, buonissimo.

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