Fuori dalle rotte turistiche più praticate, una bella scoperta all'insegna della cucina toscana

Mangiare bene a Firenze è possibile, se per bene si intendono (anche) i piatti che esulano dalla tradizione serviti negli innumerevoli locali un po' alla moda o di un demodè (ri)fatto ad arte. Mangiare bene a Firenze piatti solo della tradizione (vera) è difficile, a meno che non vi dispiaccia allontanarvi dal centro con un autobus che, alle 23, avrà finito le sue corse.
Ma si sa, a certi richiami non si comanda e tra la cena comoda ma dall’esito incerto (o deludente) e quella dove bisogna scarpinare ma con la promessa di una scoperta, noi scegliamo sempre la seconda soprattutto se, dopo incroci di suggerimenti, articoli, recensioni e siti, quello che aveva alla fine più crocette di “convinzione” sul nostro block notes era la Trattoria Da Ruggero in Via Senese 89/r (tel. 055 220542).
Questa lunga arteria dista tra l’altro solo 4 km dal centro e, sulla sua lunghezza, si trovano resti abbandonati di due monasteri. Se poi la si percorre tutta vi porterà al Galluzzo, la Certosa dove il grande pittore manierista Pontormo si rifugiò a causa della pestilenza cittadina del 1523 e dove lasciò opere che sembrano apparizioni. Ma, visto che il nostro amato pittore era, gastronomicamente parlando, molto parco (e noi decisamente meno) ci siamo fatti accogliere docilmente dall’ingresso che si apre sulla strada dove sfrecciano a folle velocità le auto.

Già dal menu, esposto sul marciapiede, vi convincerete della bontà della scelta, rafforzata inoltre dall’accoglienza ruvida quel tanto che basta a mettervi a vostro agio e dalla densa presenza di avventori fiorentini. Saltando gli antipasti come i salumi, i crostini toscani misti e le puntarelle in padella, abbiamo voluto affrontare subito la cena in modo combattivo con i pici strascicati (cioè ripassati in padella con il sugo dello stracotto) e i maccheroncini all’Amatriciana: il sugo dei pici era buono anche se la pasta, più simile a grossi spaghettoni tutti uguali (e quindi non fatta a mano) avrebbe scatenato le ire dei senesi valdorciani pur essendo soddisfacente.

Ai secondi la scelta la farete tra le quattro categorie del locale, cioè bollito (con cimalino, lingua, zampa o palombo), umido (con la succulenta fetta da pesi massimi di stracotto con le patate), arrosto (con la famosa e morbidissima arista con l’osso alta tre dita accompagnata da carciofi in tegame) oppure andare sulla griglia con lombatina di vitella, piccione, cappella di fungo o fiorentina.

Un attimo di respiro prima di chiudere con il crème caramel che, se fatto bene (come qui), soddisfa non poco. Un riferimento che, ormai, non mancheremo di visitare anche in futuro.

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