Sosta al ristorante Degusto che diventa corona radiosa del GattiMassobrio

Prendete due copie del GattiMassobrio: una la regalate alla Michelin, l'altra a Viaggiator Gourmet, magari con un Alka Selzer. Non che abbia bisogno di digerire nei locali dove va, piuttosto per accettare che esiste anche la nostra guida, che magari è arrivata in certi locali dove la Michelin ancora non si sogna (ma perché non citarla mai la nostra guida Sacco?). Ditegli che la nostra guida è quella che si vede sullo sfondo nella foto che ha fatto al ristorante Degusto (via Camporosolo, 9/a - tel. 3281824572) di San Bonifacio (Vr), l'altro giorno: nostra scoperta quando ancora era in un altro paese del Vicentino e che ha il faccino radioso. Ma a questo punto dite a tutti che dal radioso passa alla corona, come apparirà sulla nostra guida continuamente aggiornata sull’App IlGolosario ristoranti e su questo portale.

Degusto è un sogno, quello di un giovane e volitivo cuoco, Matteo Grandi, con la sua simpatica sposa Elena, in questo locale che ha la cucina a vista che dà sulla strada dove pure c'è l'ingresso della mitica pizzeria I Tigli di Simone Padoan. Ed è spettacolare. Elena è una brava padrona di casa, appassionata sommelier, Matteo è più di una promessa coi piatti originali, già grandi, che crea in continuazione.

Vi commuoverete all'assaggio della sua sopressa veneta, morbida, soave, abbinata a un bicchiere di Champagne. Intorno a voi isole di tavoli in uno spazio di bell'arredamento, elegante, circondato da un gioco di luci che sembra dividere gli spazi tra un tavolo e l'altro. L’entrée, molto apprezzata, è stata la pizza fritta tonda. Sugli antipasti non perdete il suo uovo, che lui vi serve dopo averlo aperto (l'uovo è speciale, preso da un contadino particolare, che alleva le sue galline in maniera felice) con una grattata di tartufo nero di Norcia autentico, appena recapitato. Ma i due antipasti che ci hanno conquistato sono stati la “faraona mitrata” ossia un triangolo dove ci sono tutti i pezzi della faraona: incredibilmente succulento, con latte di ricotta affumicata e cannoncini al cedro. E poi stratosferico il piatto chiamato “la mamma”, ossia il carciofo, ma solo il cuore (la mamma appunto) con garganega, acciuga del Cantabrico e pepe di Sarawak, scampi dorati e riso soffiato, che è il piatto che più descrive questo cuoco eclettico, bravo, superbo, con la voglia di fare. Unico.

Di primo abbiamo assaggiato il pane cafone ovvero lo gnocco di pane con broccolo, vongole cornute e calamaretto spillo, altra portata geniale. E poi i tortelli di zucca con dadini di foie gras. E di secondo il pesce centrolofo servito con crema di cima di rapa e crema di carote e curcuma, seppioline nane e carciofi. Anche questo di un'altra categoria per come lo ha eseguito. E che dire di quel cotechino al broccolo fiolaro servito su un letto di puré che da solo vale il viaggio?

Fantastici anche i dolci: come pre dessert il sorbetto al mango; come dolce, “Elogio” ovvero pistacchio, crema montata alle fragole, gelato cheese. Da toccare il cielo con un dito.

Nel menu degustazione “a mano libera dello chef” troverete 6 portate a 65 euro. I prezzi sono davvero ottimi per il valore di questa cucina, che farà parlare di sé. Già L'espresso gli assegna un prudenziale 14,5, mentre per noi, dopo la visita di ieri, diventa una corona radiosa.  

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