Una sala ampia ed elegante, un menu a base di pesce e un ottimo rapporto qualità/prezzo

Questo ristorante che porta il nome di un’immagine del Palio, il Cavallo Scosso, è stata proprio una bella novità. Però ragazzi, “sgenatevi un po’”, non siate così rigidi anche se il lavoro è fatica. Mettete che nella bellezza e nella fatica di questo lavoro c’è anche un po’ di sorriso, di dialogo, soprattutto se vi arriva un nuovo cliente, che magari non è un passeggero, ma uno da conquistare. Detto questo, il resto è soddisfazione.

Dire che questo ristorante è ad Asti sarebbe fuorviante, si trova in una zona periferica e tranquilla (via al Duca n. 23/D – tel. 0141211435) nella campagna lontana dal centro città. E fra le case di questo borgo c’è il nostro Cavallo Scosso, che vede in cucina il giovane e bravo Enrico Pivieri, capace di soddisfare con un menu a base di pesce.

La carte dei vini è ben impostata, un po’ meno il servizio del vino a bicchiere, che fa parte di quelle rigidità che si comprendono sempre di meno, oggigiorno. (Deve diventare un servizio essenziale, soprattutto dove si mangia bene).

Questa casetta mostra subito una sala ampia il giusto, per lasciare ai tavoli una piacevole riservatezza. C’è eleganza in tutto e buona attenzione ai particolari. Belle le pareti con i fumetti stampati; mette calore il parquet di legno; rassicura la cucina a vista. Da non credere i prezzi dei due menu degustazione a 35 e 38 euro. Oppure a 45 dal mare o a 55 con cinque portate.

Per darvi un’idea, gli antipasti annoverano girello di fassona, salsa tonnata e polvere di capperi, oppure il Black Egg, ovvero tuorlo d’uovo fritto, fonduta al raschera, gocce di pomodoro confit (grande bel piatto, eccezionale l’uovo dell’azienda agricola Il Falò di Pavarolo). E ancora i cubi di lingua di vitello brasati con foie gras e perlage al tartufo nero e le cruditè di pesce (ma cruda è anche la fassona battuta a coltello).

Fra i primi proposte succulente: ravioli di salsiccia di Bra, composta di cipolle rosse e crema di Parmigiano; i ravioli del plin al brasato con burro d’alpeggio; i tortelli di ricotta su crema di patate, cozze e moscardini. E a 18 euro, lo spaghettone nero di patate, gambero rosso di Mazara cotto e crudo, panure all’acciuga.

Quando è il momento dei secondi, ci siamo divertiti con un piatto di selezione di pesce alla piastra, almeno cinque varietà del pescato e del mercato del giorno. Ottime e abbondanti. Oppure il galletto arrostito con purea alla paprika affumicata, chips e gocce di peperone; il merluzzo al verde a bassa temperatura; la pancia di maialino da latte con crumble al cacao amaro e funghi.

A questo punto, dopo aver apprezzato la cucina nel suo insieme, come rinunciare ai dolci? Per noi il parfait al caramello e sale Maldon con riduzione ai frutti di bosco; il cilindro al cacao, agrumi e crema di mascarpone; la pera al nebbiolo con crumble al cioccolato fondente e crema al seirass.

Siamo stati bene, e prudenzialmente questo è un faccino contento +. In decisa possibilità di miglioramento.

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