Il capoluogo sardo vale il viaggio anche per le tante sorprese di un'enogastronomia di qualità che ha saputo fare innovazione

Il viaggio a Cagliari, nel bel mezzo di Oro Colato, la manifestazione dedicata all’olio voluta dalla Camera di Commercio, si è interrotto per via dello sciopero Alitalia. Ma è solo un arrivederci, perché a questo punto m’è rimasta la voglia di scoprire di più gli angoli e le piazze di questa città, molto bella, meta turistica piena di sorprese.

Giuseppina Scorrano è stata il mio Virgilio che m’ha condotto in luoghi davvero pazzeschi. Il primo, proprio all’ora della colazione è il locale di Stefano Piei, 53 anni, ingegnere informatico e appassionato di gastronomia che ha creato un’oasi dedicata al pane. Si chiama PBread e sta in viale Cristoforo Colombo, 2. È aperto dalle 7 del mattino alle 15,30 e dalle 18 alle 24, perché il locale è dotato di tavoli dove si assaggia una teoria di pizze da accompagnare alla sua colta selezione di vini (notevole davvero e non solo della Sardegna). Stefano è conosciuto in città come l’ingegnere panettiere, autodidatta, che dal 15 dicembre 2017 sforna i suoi pani da grani antichi (trigu a rubio, trigu moro, trigu bianco e dentecani). Sono 10 i vini al calice ogni giorno e tante le pizze, ma anche i dolci e le pagnotte che merita conoscere e acquistare, sapendo che poi non si potrà più tornare indietro (un pane che crea dipendenza tanto è buono). Ma eccezionale sarà il suo panettone, decisamente perfetto, fragrante, con una buona ricchezza di canditi. Un grandissimo!

 

Walter Vivarelli ha invece 54 anni e in via Torino 4 ha aperto da pochi mesi la sua tratto-macelleria. Un locale col banco pieno delle sue carni frutto dell’allevamento di famiglia (100 capi di bue rosso e sardo bruna).

 

È una vecchia conoscenza del Golosario, avendo un altro punto vendita in città (via Bosco Cappuccio, 61), ma questa scommessa è qualcosa in più. Dieci tavoli in una sala con le volte a botte, dove serve le ricette con le sue carni.

 

E la sua specialità è il Ghisau, spezzatino di bue rosso, mentre per Oro Colato ha creato un bollito speciale. Un caso unico non solo per la Sardegna, ma anche per l’Italia, vista la completezza della filiera, senza compromessi, nel nome della qualità.

 

In via Sonnino 154 c’è invece la Salsamenteria di Michele Cherchi, 43 anni, che evoca i mercati europei. Anche qui si acquista e si mangia e fra i banchi (verdure, formaggi, salumi, vini, carni e specialità) ci sono tantissime referenze del Golosario: la pasta di Aldo o il panettone di Fiasconaro, i prodotti di Sala Cereali e i torroni di Barbero di Asti. La selezione dei vini è altissima e così quella dei salumi (ha i gioielli di Michelamgelo Salis) e i formaggi. Qui abbiamo assaggiato rarità come il Casizolu di Santu Lussurgiu, la ricotta di Mustia, il rarissimo formaggio Axridda nappato con olio di lentischio e racchiuso nell’argilla. Infine il Fiore Sardo stagionato di Giuseppe Cugusi. Un’esperienza, con quel Semidano in purezza di Costa Vacca che è rimasta nella memoria. Anche la Salsamenteria compie due anni il 15 dicembre. Auguri a Michele, a suo fratello Fabrizio e ai soci.

 

Clamorosa è anche la storia di Pierluigi Fais, già citato sul Golosario ristoranti, con il locale Josto (faccino radioso) di via Sassari, 25 e la pizzeria Framento (idem) di corso Vittorio Emanuele II, 82.

 

Ma la novità è l’inaugurazione di Etto, una macelleria quasi di fianco alla pizzeria (la pizza è davvero eccezionale), con la cella con i tagli di carne in bella mostra che frollano e i piatti da asporto. Presto ci saranno i tavolini per assaggiare sul posto anche calici di vini selezionatissimi.

 

Ultima tappa, alla pizzeria Impasto (via Savoia, 4) creata da un gruppo affiatato di giovani, in un locale festoso, dove sfornano pizze abbinate a vini e birre selezionate. Impasto non è solo pizzeria, ma anche panificio e pastificio, per cui i vari formati di pasta presente nei primi piatti in menu è quella prodotta in proprio, così come il pane.

 

Tutto questo è il fermento che abbiamo registrato a Cagliari, dove i locali si stanno riempiendo di giovani, ma anche di gente che qui ritrova quella distinzione qualitativa che sta facendo grande l’Italia. E nel mio viaggio non nascondo la scoperta di tanti bravi produttori di olio, ma anche di vino che non conoscevo. Cagliari, davvero vale il viaggio. E non vedo l’ora di ripeterlo, mentre prossimamente vi racconterò di una sosta eccezionale in un paesino a 20 km dalla città, dove ho assaggiato i piatti della cucina antica isolana. Ma questa è già un’altra storia.

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