Debutta a Golosaria il kebab con le carni piemontesi e le salse di un gourmand insospettabile

Conosco Mauro Alaimo da una decina di anni. Collabora alla nostra GuidaCriticaGolosa e fra i 40 collaboratori è quello più severo, che non fa mai sconti a nessuno. Però, sotto la scorza del critico si nasconde anche quella di un cuoco, che ha grande passione e che si confronta in famiglia con una più critica di lui, la moglie Sara. Un giorno di settembre mi chiama e mi svela l’arcano, che in realtà è un sogno che coltiviamo fin dall’edizione 2008 di Golosaria: la contaminazione culinaria, ossia i piatti del mondo realizzati con la nostra materia prima. Mi piace tuttavia usare le parole di Mauro, con le quali mi ha descritto questa nuova avventura, che sarà una delle grandi attrattive di Golosaria:

«Più di vent’anni fa, all’uscita di un ristorante nel quartiere latino a Parigi, nonostante avessimo già mangiato e ballato, io e Sabino ci siamo soffermati a guardare incuriositi in un piccolo locale questo spiedo verticale, chiedendoci di cosa fosse fatto. Non abbiamo esitato e lo abbiamo assaggiato: buono! Negli anni a venire oltre ad essere un buon mangiatore scopro la passione per la cucina e comincio a cimentarmi in serate culinarie coinvolgendo amici e parenti nei miei esperimenti. Capita l’occasione per la prima uscita fuori dalla mia cucina: propongo ad un amico proprietario di un locale di fare una serata con un “Kebab a modo mio!” Mi faccio tagliare da un macellaio di fiducia alcuni tipi di carne (vitello, maiale, pollo), una volta ridotte a straccetti le faccio saltare in padella e infine preparo delle salse artigianali, il tutto servito all’interno di una succulenta piadina. Un successo! Era destino, mentre coltivavo la mia passione tra le padelle e le visite nei ristoranti, ritorna il Kebab in maniera inaspettata. Vendo due macchine per Kebab ad un mio cliente, la Pizzeria Via Roma a Ceva. Qui Mardoccheo Alongi, il gestore, trasforma la padellata di quella sera in un cono di carni miste selezionate dal macellaio di fiducia, mentre io preparo una serie di salse con prodotti della nostra terra. Infine non poteva mancare il tocco finale femminile, quindi geniale, di mia moglie Sara, critica spietata dei miei esperimenti culinari, che inventa il nome ad effetto KEBARBUMA (che in piemontese significa: cosa mangiamo?). Quest’anno assist perfetto: alla mostra del Fungo di Ceva il neo assessore Paola Gula introduce nella manifestazione il mangiare da strada. Detto fatto Il kebarbuma è alla sua prima uscita dalle mura della pizzeria Vai Roma. È un successo, piace in tutte le sue versioni, tanto che non riesco a contenere l’entusiasmo. Lo racconto quasi in diretta a Paolo Massobrio, amico e mio super visore. Ed è immediato l’invito a Golosaria. È stato un percorso inaspettato e bellissimo. Presentare a Golosaria un prodotto fatto con il meglio della produzione locale come le carni piemontesi, lo yogurt biologico di Cervasca, i peperoni di Carmagnola e altri due simboli della qualità italiana quali i pomodori e le cipolle di Tropea. In questa occasione sarà possibile provare anche il KEBARBUMA D’AUTORE di cui per ora non sveliamo gli ingredienti».

Ma noi siamo curiosi, anzi curiosissimi: cosa mangiamo? Kebarbuma appunto!

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