Dagli spumanti agli itinerari a piedi fino ai salumi e alle mostarde

Estate, tempo di gite fuori porta. Noi vi suggeriamo l’Oltrepò pavese. Ecco perché:

• Gli spumanti dell’Oltrepò Pavese. E’ una delle zone più vocate d’Italia soprattutto per la produzione di Pinot Nero, che ottiene anche ottimi risultati nella vinificazione in rosso. La viticoltura dell’Oltrepò, però, è nota fin dall’antichità al punto che già Strabone lo aveva individuato come terroir di prestigio. Oggi i vini più rappresentativi, accanto al Metodo Classico, sono Bonarda, Buttafuoco e Sangue di Giuda.

• Il caveau dei vini dell’Oltrepò: tra Torrazza Coste e Montebello della Battaglia ci sono 14 ettari di di vigneti che ospitano piante e varietà - cloni destinate alla conservazione del patrimonio genetico. A rischio dispersione, è stato recentemente salvato grazie all’accordo tra Regione, Ersaf e Fondazione Bussolera Branca.

• Gli agriturismi e i wine resort. A poca distanza da Milano, questo territorio negli ultimi decenni ha moltiplicato la sua capacità ricettiva, declinata nelle classiche strutture agrituristiche - con una concentrazione di Fattorie Didattiche perfette per le vacanze in famiglia - quindi wine resort immersi tra le vigne, ma anche manieri e ville antiche ristrutturate.

• Il turismo “dolce”. L’Oltrepò con un’altitudine media di circa 300 metri è un territorio morfologicamente perfetto per il turismo a piedi o a cavallo. Inoltre di qui passano alcuni suggestivi percorsi: la Via Francigena e la via del Sale, nel tratto che da Varzi si snoda fino a Genova.

• La mostarda di Voghera. La Lombardia è la patria della mostarda, ricchezza condivisa tra le città di Mantova e Cremona. Proprio a Voghera, dove questa specialità è citata già in un documento ufficiale di Gian Galeazzo Visconti del Trecento, si prepara una splendida mostarda con albicocche, arance, fichi canditi separatamente.

• La Ciambella con il vino. L’origine di queste ciambelle biscottate è probabilmente nei dolcetti che si cuocevano per sfruttare il calore residuo del forno per il pane al termine della cotta. Gli ingredienti sono molto semplici come uova, zucchero, burro, farina, sale, lievito e vaniglia per un prodotto che si accosta bene anche al vino. Tra quelle più celebri, i brassadè di Staghiglione e le Ciambelle di Mornico Losana.

• Il salame di Varzi. La tradizione lo vuole risalente addirittura al periodo delle invasioni longobarde e sicuramente al suo sviluppo e alla sua diffusione ha contribuito il commercio di spezie e sale lungo la via verso Genova. E’ puro godimento: nel suo impasto vengono inseriti i principali tagli del maiale (anche quelli nobili, come il filetto ), viene poi stagionato a lungo (fino a 180 giorni). Ideale da accompagnare alla Bonarda frizzante.

• La cucina di confine. Per la sua conformazione di cuneo tra tre province risente di influenze culinarie che spaziano tra la tradizione piacentina e quella piemontese. Per cui è ancora terra di agnolotti (a Voghera), ma ci sono anche i malfatti di ascendenza lombarda, la schita (diffusa fino al tortonese) una sorta di panella fritta che si accompagna ai salumi e che idealmente si accosta all’Emilia, mentre tra i secondi spiccano i bolliti da accompagnare alle mostarde.

• “Stradella che è quella città dove tutte le armoniche di questa pianura sono nate e qualcuno le suona così ” cantava Paolo Conte. E a Stradella la fisarmonica è un’istituzione al punto che gli è stato anche dedicato un museo: il Museo Civico “Mariano Dallapè”, che raccoglie le armoniche ideate da questo straordinario inventore che cambiò la storia dello strumento

• La musica è anche protagonista di un bel festival en plein air. Si chiama Ultrapadum è andrà avanti fino a settembre, con tanti artisti, attori e musicisti da Massimo Lopez al violinista Jorge Bosso.

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