Dall’evento svoltosi a Milano, la consacrazione come vino di caratura internazionale del grande rosso oltrepadano, orgoglio di Oltrepò Pavese e d’Italia

Calvi, Colombi, Colombo, Diana, Fiamberti, Giorgi Franco, fratelli Giorgi,Tenuta La Costa, Maggi,  Piovani, Poggio Rebasti, Riccardi, Quaquarini e Moscarino-Scuropasso. Sono loro gli alfieri del Buttafuoco Storico, il vino che finalmente, grazie a questi produttori sommi e illuminati, inizia a conquistare la notorietà che merita.

Clamoroso, nei giorni scorsi, il successo del Compleanno del Club del Buttafuoco Storico, una giornata che ha visto la mattina dedicata alla riflessione degli operatori del settore e il pomeriggio riservato alla degustazione, e che è stata una sorta di consacrazione del grande rosso oltrepadano, grazie alla presenza del ministro all’agricoltura GianMarco Centinaio, degli assessori Fabio Rolfi e Giulio Gallera di Regione Lombardia, dei massimi rappresentanti del mondo del vino, con la conduzione del convegno di apertura di quel fuoriclasse della satira che è Gene Gnocchi.

La verità è che il Buttafuoco Storico non solo è la bandiera dell’Oltrepò pavese, ma è un grande vino italiano. Alla stessa stregua di Amarone, Barbera, Barbaresco, Barolo, Brunello di Montalcino. Il merito è dei vignaioli che hanno vigne in quel territorio che è noto come “lo Sperone di Stradella”, delimitato a Ovest dal torrente Scuropasso, a Est dal torrente Versa, a Nord dalla Pianura Padana, a Sud dai confini comunali di Castana e di Pietra de Giorgi e a metà attraversato dal quarantacinquesimo parallelo, nei comuni di Broni, Canneto Pavese, Castana, Cigognola, Montescano, Stradella e Pietra de’Giorgi.
La forza di questi produttori, aver saputo mettersi insieme, imponendosi di aderire a rigorosi criteri qualitativi nella produzione e nella valutazione dei loro rossi. Per loro, la vendemmia non può essere effettuata prima della data stabilita da una apposita commissione e deve essere rigorosamente manuale con attenta cernita dell’uva. La vinificazione delle uve deve avvenire in un unico vaso vinario e il risultato di questa pratica non può più essere modificato. Il Buttafuoco deve affinare in legno per almeno dodici mesi e poi riposare nella storica bottiglia sulla quale è impresso il marchio del Club almeno per sei mesi. Ad ulteriore garanzia viene applicato un bollino che riporta un numero progressivo e i “fuochi” dell’annata. Il risultato sono vini che, poiché per potersi fregiare del marchio, devono aver ottenuto un punteggio minimo di ottanta centesimi, secondo la scheda dell’Union International des Oenologues, rappresentano vere eccellenze.

Dal 2013 i produttori hanno dato vita a un nuovo progetto consortile denominato: "I Vignaioli del Buttafuoco Storico", che è il nuovo vino (straordinario) che viene prodotto dal Consorzio unendo i Buttafuoco ottenuti dalle vigne storiche, e che viene proposto in bottiglia su cui si vede solo l’annata. È un simbolo che dice, uniti, nella qualità, si vince. Realizzato con la consulenza di enologi di valore come Carlo Saviotti, Claudio Colombi, Aldo Venco o Mario Maffi. E con le bottiglie che non hanno l’etichetta, ma, al fine di favorire la riconoscibilità del vino in tutto il mondo, solo il millesimo in caratteri dorati, e il caratteristico ovale, in rilievo, in vetro, che rievoca la botte tipica dell’Oltrepò Pavese, sostenuto dalla scritta Buttafuoco e dal quale si dipartono due nastri rossi rappresentativi dei due torrenti, il Versa e lo Scuropasso, e all’interno la sagoma del veliero sospinto da vele infuocate.
Nel millesimo 2014 ha colore rosso rubino brillante, naso elegante con profumi di ciliegie, amarene, prugna, caratteristiche note minerali e sentori di spezie, mentre al palato è caldo, di carattere, con bella struttura, e lunga persistenza.

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