Il terremoto dura pochi secondi ma i suoi effetti durano anni, e in tutto questo tempo ognuno di noi non può smettere di ricordare

Era il settembre scorso quando, mia moglie ed io, per la prima volta avevamo visitato le zone terremotate di Umbria e Marche e incontrato, anche in rappresentanza del Club di Papillon, alcuni produttori locali presenti sul Golosario. Era stato un viaggio della solidarietà e ci eravamo ripromessi di tornare.
Dieci mesi dopo l’abbiamo fatto, nel periodo della fioritura delle lenticchie che ha dipinto di giallo l’immenso altopiano di Castelluccio di Norcia che sullo sfondo appare come se fosse intatto, ma purtroppo sappiamo che non è così.



L’avevamo promesso a Tonino, titolare del Ristobar L’Altopiano, che ci aveva preparato un pranzo con i fiocchi sotto un tendone allestito dalla Protezione Civile e ci aveva poi salutato dicendoci: fate sapere che Castelluccio vive!
Tonino è la prima persona che vedo arrivando in piazza, adesso riceve i propri clienti stando dietro al banco in un furgoncino in cui prepara zuppe di lenticchie, salsiccette alla griglia, salumi, formaggi, panini e dolci che vengono poi serviti in uno spazio a fianco con alcuni tavoli e posti a sedere. È in attesa che sia pronto in autunno l’edificio in costruzione appena sotto l’abitato distrutto dal terremoto che ospiterà le nove attività economiche di somministrazione di cibi e bevande preesistenti al sisma.
Ci ha ricevuto con il sorriso, ha riconosciuto mia moglie, ci ha ringraziati commosso per essere tornati e ha detto delle bellissime parole, sempre sorridendo e con gli occhi un po’ lucidi: “Grazie che ci siete vicini, grazie a tutte le persone che vengono nonostante tutto, grazie a chi ci permette di sopravvivere con il nostro lavoro, in attesa di potervi ricevere tutti in un locale riscaldato (c’era un vento freddo che spazzava l’altopiano quel giorno!), piccolo ma per noi sufficiente per riappropriarci della nostra vita”. Che forza, che coraggio e che serenità nello sguardo!
Pranziamo con un piatto di lenticchie e un dolce a base di ricotta fresca, compriamo pacchi di lenticchie e poi ci salutiamo convinti che ci rivedremo ancora (mi piacerebbe scrivere una recensione quando sarà operativo il suo nuovo ristorante, ovviamente è una scusa come un’altra per tornare, ma bisogna pur sempre avere qualche obiettivo nuovo da raggiungere).



Scendiamo a Norcia, la città è uguale a come l’avevamo lasciata: la chiesa è transennata, la zona rossa è sempre quella, praticamente quasi tutto il centro storico; poche persone per le strade, pochi negozi aperti.
La nostra meta è il negozio di salumi dei F.lli Ansuini in via Anicia, confinante con il muro posteriore del convento dietro la chiesa distrutta, ma incredibilmente intatto. Nel negozio diversi stranieri fanno la spesa, che facciamo anche noi parlando con la signora che ci conferma tuttavia ciò che già lo scorso anno il titolare Fabrizio ci aveva detto: e cioè che gli abitanti di Norcia si sono trasferiti fuori dal centro storico, la ricettività è scarsa e quindi il flusso turistico lo è altrettanto. Anzi è peggio di allora, ci dice, perché oggi non ci sono più tutte le persone che a vario titolo erano intervenute dopo il terremoto (protezione civile, vigili del fuoco, carabinieri, operai delle ditte che mettevano in sicurezza gli edifici ecc.) e che garantivano comunque un certo movimento economico.



Uscendo dalla città ci fermiamo alla Cioccolateria Vetusta Nursia, facciamo le nostre scorte di prelibatezze e questa volta incontriamo la titolare, Arianna, assente il giorno della nostra visita nel settembre scorso. Il quadro che ci descrive è simile a quello riferito dalla signora Ansuini, aggiungendo però che un elemento aggravante della situazione è determinato dal forzato abbandono dei giovani residenti - chi per studio, chi per lavoro - che rischia in prospettiva di diventare permanente impoverendo ulteriormente tutta la zona di Norcia. Per il momento sono riusciti a mantenere i livelli di occupazione facendo molti sacrifici, sia sul fronte dei lavoratori che su quello dell’impresa, ma c’è molta incertezza sul futuro.



L’ultima tappa è Visso che riusciamo a raggiungere in modo molto meno avventuroso che a settembre, quando avevamo impiegato due ore per fare ottanta chilometri per una meta che in condizioni normali era raggiungibile in 20 minuti per 20 chilometri. Percorriamo una strada diversa, fortunatamente adesso transitabile, e in meno di mezz'ora siamo alla meta.
La prima cosa che vediamo è un’enorme gru dell’Esercito che sta abbattendo un grosso edificio proprio di fronte al luogo in cui ci stiamo recando. È vero che una parte delle macerie del centro storico non c’è più, ma ci domandiamo: è mai possibile che dopo circa due anni si stiano ancora abbattendo i pochi edifici pericolanti nell’unica zona abitabile del paese?
Entriamo nella pasticceria (che è anche trattoria, bar, luogo di ritrovo perché è l’unica attività del genere in paese) e notiamo con piacere un via e vai continuo di gente. Ci raggiunge Lina, la titolare, che ci aggiorna sulla situazione: la sua attività sta andando abbastanza bene, un po’ meno la panetteria di suo marito che incontreremo dopo; sono rientrati ad abitare a Visso, seppur non nella loro casa, e questo consente loro una vita più agevole. Le abbiamo raccontato della serata del marzo scorso in cui abbiamo potuto far apprezzare agli amici biellesi i prodotti della loro terra, abbiamo parlato del recente giro in loco di Carlo e di altri amici di Sordevolo e ci siamo aggregati al loro invito di rivederci a Biella a settembre: speriamo che questo possa avvenire, faremo una bella festa!



Siamo passati a salutare anche suo marito Fabio e suo figlio Samuele all’Albero del Pane dove ci siamo approvvigionati dei loro fantastici dolci, ricordando anche a loro l’impegno di venire a trovarci in autunno: qui abbiamo fatto una fotografia con sullo sfondo le insegne de ilGolosario prima di ripartire.



Cosa dire in generale di questo nostro giro: abbiamo visto meno macerie e più casette abitate, qualche strada in più, meno desolazione, ma non dimentichiamo che sono passati quasi due anni dal terremoto e forse si poteva fare di meglio. Le lamentele comuni a tutti riguardano i ritardi, le assurdità di norme non a misura di situazioni di emergenza, le sospensioni di tasse e contributi per un certo periodo che poi ti arrivano addosso tutte in un colpo solo quando non hai neanche i soldi per pagare il mutuo che hai dovuto fare per supplire alle carenze di fondi per la ricostruzione.
Se la situazione esteriore è in parte migliorata quel che non appare e che nessuno più racconta o descrive perché il terremoto non fa più notizia è lo sconforto della gente per una burocrazia ottusa, incombente e ingombrante che rischia di deprimere anche una popolazione forte, laboriosa, che non vuole mollare. Sono persone fantastiche, facciamogli sentire in tutti i modi possibili la nostra vicinanza, diamo loro una mano comprando i loro prodotti, andiamo in visita in quei luoghi bellissimi che non possono non rinascere.
Il terremoto dura pochi secondi ma i suoi effetti durano anni, e in tutto questo tempo ognuno di noi non può smettere di ricordare.
È un invito a tutti i Papillon d’Italia, Biella farà la sua parte!

ilGolosario 2024

DI PAOLO MASSOBRIO

Guida alle cose buone d'Italia

ilGolosario Ristoranti 2024

DI GATTI e MASSOBRIO

Guida ai ristoranti d'Italia