Cosa vogliono davvero i turisti stranieri in Italia? La fotografia del Rapporto sul Turismo enogastronomico di Roberta Garibaldi è pronta a scardinare le nostre convinzioni

Come misurare il successo oggi? Da quanto sei cercato su Google. E allora sappiate che la star incontrastata del cibo italiano nel mondo è novarese (e no, non è l’Antonino nazionale), ha sangue blu e un profumo tutto suo. Insomma, il Gorgonzola, saldamente al comando della classifica negli ultimi tre anni. Seguono la pizza napoletana e quindi un altro formaggio: il Parmigiano Reggiano. Ma in questa speciale lista compaiono anche mozzarella (4° posto), ricotta (5°), Taleggio (7°), Grana Padano (9°), Castelmagno (10°).  Quindi sette su dieci sono formaggi. Una vittoria schiacciante del mondo caseario. 

Sono questi alcuni dei dati più rilevanti emersi dal terzo Rapporto sul Turismo enogastronomico italiano presentato da Roberta Garibaldi alle Unicredit Hall lo scorso giovedì. 
Questo però è solo uno degli aspetti più curiosi, ma non l’unico. 
Sempre tornando ai prodotti, infatti, la specialità tipica più citata nelle recensioni on line è “peperone crusco”. Già, proprio lui, lo snack lucano che - scopriamo - tutto il mondo ci invidia. Mentre il piatto per cui si sono sbellicate le lodi (nell’82% dei casi) la carne salada del Trentino.

Tra i Top Trend Topic a livello internazionale che riguardano la cucina, dopo la pizza - saldamente al primo posto in tutto il mondo - due sorprese che ci commuovono fino alle lacrime: l’ossobuco  e gli arancini.

Interessante anche la lista delle attività considerate irrinunciabili dai turisti: fare un’esperienza memorabile in un ristorante è saldamente al primo posto, in tutte le latitudini. Non è detto che però debba essere per forza in un ristorante gourmet: mangiare in uno dei grandi nomi della cucina mondiale infatti se la gioca alla pari con comprare cibo da un food truck e visitare un mercato contadino. Inoltre il turista gourmet puro rappresenta solo il 19% dei profili: molto più apprezzate le esperienze a contatto con la realtà del luogo e i produttori.
A spopolare, più del lusso e della sperimentazione è l’autenticità, altro termine da segnarsi in taccuino. Infine, se volessimo lanciarci nel mondo del turismo enogastronomico, cosa potremmo fare per sfondare? Stando agli indici di crescita la risposta è chiara: organizzare tour in distilleria. Le prenotazioni infatti secondo Trip Advisor sono cresciute del 779%. Vanno forte anche tour a tema cioccolato (+195%), street food tour (+82%) e degustazioni di vino (+67%). Bene lo sanno i tour operator che propongono sempre spesso visite alle aziende vitivinicole (83%), tour a piedi con esperti enogastronomici (70%), e visite di caseifici (70%). 

Insomma, gambe in spalla e mani sulla pancia.  

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