Con le farine del Mulino Quaglia il maestro pizzaiolo Giorgio Caruso firma la pizza migliore della città

Che scoperta! Da quanto aspettavamo questo momento! Finalmente Milano ha una pizza degna del valore della specialità simbolo d'Italia. La trovate a Lievitá (via Ravizza 11 - tel. 0291328251) vera pizzeria gourmet dove si mangiano le pizze migliori della città. A firmarle il maestro Giorgio Caruso, 31 anni, di Caserta, con il suo braccio destro Maurizio Mongillo. Il segreto? Farina Petra del Molino Quaglia, lunghissime maturazioni (24/48 ore) a base di lievito madre di proprietà, eccellenza delle materie prime utilizzate. Risultato: "La" pizza come ha da essere, come viene "insegnata" in quella realtà formidabile che è l'Università della pizza del Mulino Quaglia, cui l'Italia non sarà mai abbastanza grata per avere restituito dignità alla golosità simbolo tricolore.

Seguiti in sala dalla bravissima Rosa Migliore, dopo qualche frittino tipico partenopeo - provate le meravigliose crocché di patate con provola affumicata di Agerola o qualche salume, con i buonissimi salumi di maialino nero casertano del Matese - via con le pizze. I pomodori son protagonisti, e avrete San Marzano, Corbarino, di Gragnano dei Monti Lattari, giallo del Vesuvio, o del Piennolo del Vesuvio Dop.

Tra "Le Margherita Gourmet" un capolavoro la pizza Piennolo, con pomodorini del Piennolo del Vesuvio Dop, appunto, mozzarella di bufala campana Dop e basilico fresco. Una bandiera dell'Italia del gusto! Tra le "Gourmet estreme", fantasia e gola con chicche come la "Brontese" con pesto di pistacchi di Bronte, fiordilatte di Agerola, Parmigiano Reggiano Dop 24 mesi, limone di Sorrento Igp, e basilico. Come la "Capperi che pizza", con pomodorini Gragnano dei Monti Lattari, capperi di Salina Bio, olive nere Caiazzane, aglio rosso di Nubia, origano del Matese, basilico Fresco. O come la "Gambero" con battuta di gamberoni Rossi di Mazara, tarassaco e scorza d'arancia grattuggiata. Si abbinano buone birre artigianali. Qualche dolce per finire, pastiera in testa. Qui è proprio il caso di dire: che pizza!

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