Ambienti e piatti sontuosi che pescano dalla tradizione piemontese reinterpretata col piglio creativo di Davide Odore

In Italia non c'è un posto così. Forse in Francia, ma un castello sontuoso come quello di Guarene (via Alessandro Roero, 2 - tel. 0173441332), ristrutturato completamente da due soci, al culmine di una collina, non c'è. Un castello con un ingresso ampio che arriva davanti all'imponente tenuta. Di fianco un giardino bellissimo, di fronte il panorama su Langhe e Roero. Dal cortile si intravvede un maestoso lampadario al piano di sopra, che è un museo con visite a pagamento (durata 40 minuti). Al piano terreno e al terzo piano le camere, bellissime, lussuose. Ci sono spazi comuni, col biliardo, le sale lettura. E le sale da pranzo. Principalmente due, mentre la sala delle colazioni è un'altra chicca a sé, di fianco al bar. Qui gli spazi non mancano, nemmeno in cucina dove si è insediato il giovane, grande Davide Odore, una nostra scoperta, un ragazzo bravissimo, pressoché ignorato dalle guide (e qui ci viene da ridere), che si è fatto le ossa nel locale Io e Luna, sempre a Guarene, che ora continua sotto la sua supervisione. Ma lui adesso è qui, affiancato da Laura Forlino che ha curato la carta dei vini, eccellente, competente.

Ora, se gli ambienti di questo castello sono da sogno, i piatti non sono da meno. E dopo un'entrée, ecco la carrellata degli antipasti, che annoverano il crudo di vitella piemontese; il baccalà scottato al vapore, sfaldato e marinato, con una leggera salsa verde gambero rosso e patate chips. Piatti da autore: il pralinato di foie gras, pesche, croccante alla nocciola e tartufo nero; il creativo e originale testina di vitello fondente in un brodo concentrato, scampo marinato e tartufo nero. Infine, la terrina di peperoni e melanzane, soffice di peperoni, capperi e cipolle marinate.

Tra i primi non mancano i ravioli del plin tradizionali conditi con il sugo ristretto di arrosto; gli gnocchi di patate, praline crude di salsiccia di vitello, salmì di vino rosso, parmigiano e tartufo nero. Ecco ancora il risotto alla zucca, Barolo Chinato, cioccolato 99%; ma ancora i ravioli del plin ripieni di gorgonzola liquido, guanciale di maiale affumicato e cipolla rossa. Eccezionali i miei tajarin di soli tuorli che abbiamo preferito con il tartufo anziché al sugo di salsiccia.

Ai secondi la guancia di vitello cotta a lungo e glassata con il suo fondo di cottura al vino rosso, polenta morbida e fave di cacao; il sottofiletto di vitella grigliato al rosa, animelle di vitello rosolate, fagiolini al tartufo nero e parmigiano; la mitica quaglia, amarene, cioccolato bianco e foie-gras; ma anche le seppie in guazzetto di latte, parmentier di patate, carciofi alle olive liguri e il polpettone all’antica. Da manuale l'agnello cotto a lungo e profumato all’aglio e rosmarino e la sua costoletta ripiena di taleggio e fritta, carciofo croccante, panelle di ceci. E le altre guide lo ignorano? Ma questo è un grande!

C'è un'ottima selezione di formaggi, prima della piccola pasticceria che precede i dolci: cioccolato in diversi modi e diverse consistenze; yogurt, lamponi, cake alle mandorle; gianduiotto Vecchio Torino, crema alle paste di meliga, zabaione al Marsala; pistacchio e frutti rossi; piccolo flan di mele caramellate, lo strudel, soffice con cannella; tarte al cioccolato e caramello.

Anche la colazione al mattino sarà sontuosa. Conveniente la proposta dei menu: degustazione a 80 euro, della tradizione a 65, menu tartufo a 220 euro. Grandissima sosta. Piena soddisfazione. Unico avvertimento: non bisogna aver fretta, perché ogni piatto è espresso e qualche minuto in più di attesa c'è sempre. Corona radiosa!

 

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