A Roma, davanti alla Colonna Traiana, a due passi da Palazzo Venezia, con l’altare della Patria di sbieco. Non è un sogno ma un locale giovane, dove si mangia molto bene.
Il nome di per sé potrebbe non invogliare, ma se leggete bene i prezzi, se assaggiate solo il caffè e fate colazione, se guardate bene dove siete, allora ci direte grazie per avervi dato questa dritta, fra i primi. Siamo a Roma, al piano terra del palazzo della Provincia: dalla porta a vetri dove è posizionato il tavolino si vede la Colonna Traiana e uno scorcio suggestivo dell’altare della Patria. Palazzo Venezia è di fianco. Veniteci in qualsiasi momento: è aperto dalle 7,30 alle 24, lo gestiscono i ragazzi, bravissimi, della scuola alberghiera che partecipano al progetto di una cooperativa che da pochi mesi sta rilanciando veramente l’Enoteca della Provincia (Foro Traiano, 82/84 - Roma - tel. 0669940273). E qui difatti si assaggiano soltanto i vini prodotti nella provincia di Roma, che non sono niente male e addirittura da riscoprire. Anche l’acqua è della provincia, e quindi tutto il resto.
Chi ha formato questa squadra è un grande, Marco Pasquali, che a Campagnano di Roma apre la sua trattoria radiosa Iotto (birbo e mardevoto). E lui sta tra i ragazzi contentissimi con entusiasmo, li corregge, li imposta, tanto che i piatti che eseguono sono da ristorante giusto. Li vedi cucinare fra la sala colazioni, col bancone, e la prima sala, un poco più grande. Poi c’è un’altra saletta più appartata. In tutto una quarantina di posti. Presto nascerà anche un progetto di street food. Ma intanto, ecco fra gli antipasti una selezione di salumi e formaggi del Casale di Martignano. Superbi i primi, tra cui assaggiamo gli gnocchi al ragù (pasta Pica) e la zuppa di broccoli e arzilla (ovvero razza). Eccellenti anche i secondi, con la perfezione dei saltimbocca alla romana, serviti con erbette e patate, quindi le costolette d’abbacchio fritte e dorate, il pollo “ruspante” alla romana e l’abbacchio al forno. Si chiude con un dolce antico, il maritozzo, preparato a dovere. E la spesa? Da farci la firma.
