Dove le specialità della Valle d'Aosta si sposano con le tradizioni della cucina canavesana e piemontese

Carema (To) è un piccolo paese, l'ultimo lembo del Canavese a pochi passi dal confine con la Valle d'Aosta, ma dà il nome alla denominazione - Carema appunto - di un vino da vitigno nebbiolo che negli ultimi anni ha saputo, insieme all'Erbaluce brut e passito, riportare a grandi livelli l'enologia canavesana.

Tra le solide certezze e realtà di quel piccolo centro rimane anche la sosta al Ramo Verde (via Torino, 42 - tel. 0125811327), trattoria rustica e graziosa, arredata in semplice stile montano, suddivisa in due salette raccolte, condotta dallo chef Fabrizio Vairetto in cucina e dalla moglie Graziella in sala con professionalità e cortesia. La nostra Guida 2017 lo definisce "sosta del cuore" ed è difficile non innamorarsi di questa trattoria in cui la gastronomia della Valle d'Aosta si incontra e si sposa con le specialità e le tradizioni della cucina canavesana e piemontese.

Per un menu completo, recitato a voce, a 40 euro (antipasti misti, primo, secondo e dolce) o uno ridotto a 30 euro, si spazia attraverso i piatti più tipici del territorio con portate abbondanti e sazianti che ci fanno conoscere tutte le prelibatezze della zona partendo da materie prime di grande qualità. Accompagnati da un servizio celere e cordiale abbiamo optato per il menu completo che ci ha condotto per mano (o meglio per bocca) agli antipasti misti composti dallo sformatino alle erbe con crema di parmigiano, asparagi gratinati serviti con zabaione salato, carne cruda, insalatina mista con noci, pane tostato, uova sode, caprino, speck, semi di zucca tostati e noci.

Dopo gli antipasti, ecco i primi piatti: zuppa di ajucche (erba spontanea dei boschi del Canavese nei mesi di aprile e maggio) con pane e formaggio, il tutto gratinato al forno e fettuccine di farina di segale con asparagi e guanciale affumicato (ottimi entrambi). Tra i secondi, che comprendevano anche coniglio e guancia al Nebbiolo, abbiamo preferito le costine d'agnello in crosta di pistacchi e lo stinco di vitello. Tutto veramente buono, sapido al punto giusto, interprete perfetto della cucina pedemontana.

Abbiamo completato il pranzo con la crema catalana alla liquirizia e le fragole con la crema pasticciera, ma altre prelibatezze erano presenti come la torta di nocciole allo zabaione o una scelta di sorbetti. Il tutto innaffiato con un Carema riserva etichetta bianca 2013 a 18 euro (prezzo decisamente buono), scelto tra i vini esposti direttamente sugli scaffali (non esiste una lista vini e pochi sono i vini al bicchiere).

Non mi sento di usare retorici giri di parole ed enfatiche descrizioni su questo locale semplice ed essenziale se non condensare tutto il mio giudizio in queste semplici parole: "Questo è il fulgido esempio di come deve essere la trattoria di territorio che voglia far capire agli ospiti i segreti e le prelibatezze della cucina locale". Bravi, sarete sempre per noi un sicuro approdo della cultura gastronomica di quel territorio che abbina sapienza e sapori di montagna alla varietà canavesana.

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