I prodotti di scarto dell’industria del pesce si rivelano una miniera d’oro e sempre più spesso vengono utilizzati per la rigenerazione delle cellule negli esseri umani

Pelli, cartilagini, ossa e scaglie di pesce non solo sono compatibili con il nostro organismo, ma anche sicuri e soprattutto sostenibili. Su Repubblica di stamane Simone Valesini spiega come anche i prodotti di scarto dell’industria ittica si stiano rivelando sempre più una fonte di guadagno.

Ne sa qualcosa l’Islanda, nazione all’avanguardia nel campo dei biomateriali, dove la piccola azienda Kerecis ha sviluppato un metodo per lavorare le pelli di merluzzo - ricche di collagene, acido ialuronico e Omega 3 - trasformandole in bendaggi che accelerano la guarigione di ustioni e ferite (e che sono già commercializzate negli USA). Sullo stesso percorso è avviato anche il Brasile, dove un team di ricercatori dell’Università federale di Ceara sta sperimentando la pelle della tilapia per la cura dei grandi ustionati.

Sono moltissimi - spiega il dirigente di ricerca del Cnr Luigi Ambrosio - i polimeri che che possono essere estratti da pesce e animali marini e che stanno trovando spazio nella medicina rigenerativa. Dal collagene, che oggi utilizziamo nel riempimento di cavità dentali e nella cura dei difetti osteoarticolari, all’acido ialuronico, utilizzato nella rigenerazione dei tessuti, al chitosano, un materiale che può essere estratto dai gusci di granchi, gamberi e altri crostacei e che promette applicazioni mediche del tutto rivoluzionarie”.

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